Anche questo sonetto mostra l’irriducibile avversione del Poeta al potere temporale della Chiesa che, dimentica del suo mandato ecclesiale ed anzi ad esso in aperta offesa, da sempre si pose a fianco dei tiranni negando per opportunismo, viltá ed anelito di potere, l’asilo agli oppressi, e gli stessi comandamenti di Dio. Utilizzó il suo carisma ed il suo ascendente psicologico per asservire i deboli, lodando il cielo per l’affannoso trascinarsi della vita degli umili, nel contempo elargendo benedizioni alla spada degli oppressori e condannando all’inferno chi osasse ribellarsi alle catene della servitù. Né mai esitó alle lusinghe del più turpe mercimonio ponendosi mallevadrice nel comando di ogni feroce tiranno, rinnegando cosí la parola di Dio e dei suoi santi. La bandiera crociata e la stessa immagine di Cristo agitate dai tiranni per l’asservimento dei popoli offuscano e rattristano lo stesso avvento del Redentore, mistificato a campione degli oppressori.
VOCE DEI PRETI
E tu pur di viltá scuola e d’inganni
Fosti, o asil de gli oppressi, o tempio; quando,
I fratelli e la patria e Dio negando,
L’ interprete di Dio stié co’ tiranni.
Empio ! e al ciel si lodó dei nostri affanni,
E benedisse a gli oppressori il brando,
E a l’inferno sacró qual sé levando
Scotea dal capo del servaggio i danni.
Pronta a gl’ imperi d’ ogni vil feroce
E a le lusinghe del vietato acquisto,
A Dio mentí de’ vati suoi la voce.
Ahi giorno sovra gli altri infame e tristo,
Quando vessil di servitú la Croce
E campion di tiranni apparve Cristo
Giosué Carducci
1860 da Juvenilia
Giosué Carducci