E.A: Mario: ” SOLDATO IGNOTO”

Un breve cenno biografico

Il vero nome di questo poeta e compositore è Giovanni Ermete Gaeta. Firmó con lo pseudonimo di E.A. Mario nel 1904 la sua prima composizione poetica: “ Cara mamma “, una canzone scritta in dialetto napoletano e da lui stesso musicata, pubblicata dall’editore Ricordi di Milano. Aveva usato in precedenza a partire dal 1902 lo pseudonimo di “ Ermes “ quando a Genova, a soli 18 anni, come giornalista pubblicava articoli sul quotidiano locale “ Il Lavoro “. Lo pseudonimo finale di E.A. Mario nasce dall’acronimo di Ermes (E) primo pseudonimo, e di Alessandro (A) in omaggio all’amico giornalista e scrittori Alessandro Sacheri, e Mario in segno deferente verso il patriota Alberto Mario da lui molto stimato ed ammirato. Giovanni Ermete Gaeta nacque a il 5 Maggio 1884 a Pellezzano (SA) e morí il 24 Giugno 1961 a Napoli. In questa cittá lavorò sempre come impiegato nelle Regie Poste Italiane e, da Napoli si affermò come massimo esponente della canzone italiana dal primo dopoguerra fino agli anni cinquanta, scrivendo e musicando tutte le sue opere. Copiosissima fu la produzione poetica di E.A.Mario e la sua fama dilagò in tutt’Italia quando, il 23 Giugno 1918, a seguito della vittoria italiana sul Piave scrisse versi e musica de “ La Leggenda del Piave “ , poesia che serví ad incoraggiare i nostri soldati nello sforzo bellico tanto che lo stesso Generale Armando Diaz gli telegrafò affermando che quella canzone aveva rianimato il morale dei nostri soldati “…piú di un generale “. I soldati, incontrandolo per le strade di Napoli, lo onoravano del saluto militare. Il re Vittorio Emanuele III, avendolo convocato al Quirinale nel 1922 in occasione dell’inaugurazione del Vittoriano, lo nominò commendatore, donandogli la “Commenda d’oro” che, con i gemelli d’oro donatigli dal re Umberto II, sono tutt’ora custoditi nella sala a lui dedicata nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Nonostante l’enorme volume delle sue composizioni ( scrisse piú di 2000 opere tra canzoni e poesie ), per esigenze familiari e per le assidue e costosissime cure mediche della moglie, non divenne mai ricco, ma in dignitoso decoro concluse la sua vita in una casa in affitto, a Napoli, in Viale Antonio Gramsci, ove una lapide lo ricorda. A Croce del Montello (TV) tutt’oggi a mezzogiorno il carillon del campanile suona le note de “ La leggenda del Piave “.

SOLDATO IGNOTO

Il Carso era una prora:
prora d’Italia volta a l’avvenire,
immersa ne l’aurora,
col motto in cima: vincere o morire !
E intorno a quella prora si moriva
quando alla Nave arrise la vittoria,
ma il nome d’ogni fante che periva
passava a l’albo bronzeo de la Storia …

Soldato ignoto, e tu ?
Sperduto tra i meandri del destino !
Mucchio senza piastrino,
eroe senza medaglia,
il nome tuo non esisteva più!
Finita la battaglia,
fu chiesto inutilmente …
Nessuno per te poteva dir: – Presente !

Il Piave era una diga:
file d’elmetti, siepi di fucili,
zappe e chitarre in riga …
– No, Generale! I fanti non son vili.
La Morte li freddò con i suoi miasmi,
li strinse a mille tra le ossute braccia,
li rese inconoscibili fantasmi,
ne disperdeva fin l’ultima traccia …

Soldato ignoto, e tu ?
Sperduto tra i meandri del destino !
Mucchio senza piastrino,
eroe senza medaglia,
il volto tuo non esisteva più…
Finita la battaglia
tua madre inutilmente
tra i morti intatti ricercò l’Assente !

La Gloria era un abisso
che s’estendeva da lo Stelvio al mare,
ma l’occhio ardente e fisso
non si distolse: si dovea passare !
E la chiodata scarpa vi passava !
Tritò l’impervio Carso a roccia a roccia,
pigiò nel Piave sacro che arrossava
sangue nemico tratto goccia a goccia.

Soldato ignoto, e tu
ritorna da i meandri del destino !
Brilla il tuo bel piastrino
fregiato de la palma:
tu sei l’eroe che non morrà mai più …
E solo la tua salma
ch’è volta a oriente,
da Roma può rispondere: – Presente !

                                                                                              E.A. Mario

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