NEL CONTESTO EUROPEO
“Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo si spesse veggio,
piacemi almen che ‘ miei sospir sian quali
spera ‘l Tevere e l’Arno,
e ‘l Po, dove doglioso e grave or seggio…”
(Da “Rime Sparse” di Francesco Petrarca. Canto XIII)
Da ben custoditi angoli della memoria risuonano, accorate e vivissime, parole ed immagini che in questo Canto il Petrarca esprime facendo emergere nel contesto di una attualità meschina le antiche glorie dei padri: Caio Mario che nel 102 a.C. sconfisse i Teutoni ad Aquae Sextiae e nel 103 i Cimbri a Campi Raudii e, con un’abile preterizione evoca le gloriose imprese belliche di Caio Giulio Cesare. I mali che affliggevano l’Italia ( al tempo del Petrarca era piú che altro un’espressione geografica anche se iniziava a manifestarsi un desiderio di identità nazionale ) non erano in sintesi molto dissimili dagli attuali: faziosità, ipocrisia, mercimonio, fellonìa, presiedevano il rapportarsi dei potenti nella cosa pubblica e le varie Signorie e staterelli dell’Italia di allora, in perenni lotte e faide sanguinose sovente ricorrevano ai regni ed agli eserciti d’oltralpe per imporre la loro arrogante dominanza noncuranti del conseguente acclararsi della sudditanza allo straniero. Dante stesso, riferendosi al malgoverno angioino che nel 1282 suscitó a Palermo la rivolta del Vespro, afferma “…mala signoria che sempre accora /// li popoli suggetti, non avesse /// mosso Palermo a gridar: Mora, Mora !…”( Divina Commedia – Paradiso – Canto VIII ).
Dopo poco piú di 700 anni le cose, nella sintesi dei basilari presupposti etici, morali, politici, non sono poi cambiate di molto pur essendo oggi l’Italia una identità nazionale unitaria sociale e politica ben precisa. Infatti l’accidioso rifarsi all’autoritá Europea da parte di chi ci governa invocandone ad ogni pié sospinto l’aiuto e la solidarietá, il cedere a questa la quasi totalitá della sovranità nazionale trasformando gli italiani in codardi vassalli, la rissosa faziositá che permea l’agone politico dentro e fuori da uno stesso schieramento, inducono all’odioso raffronto con una realtà medioevale sepolta dal tempo e dalla storia. L’ostentato ricorso a quella fasulla superpatria denominata Europa, negazionista di ogni identitá nazionale e spicificitá storico-culturale è manifestazione subdola ancorché moralmente violenta di politiche nichiliste, disgregatrici dei pilastri fondamentali denominati: Famiglia, Societá, Stato. Oggi, parafrasando il titolo del noto romanzo di Carlo Emilio Gadda in: “ Quel pasticciaccio brutto de l’Unione europea “ è facile identificare in questa una discrasìa congenita di intendimenti e risoluzioni che ogni singolo Stato componente vorrebbe attagliato a suo beneficio. Ne consegue peró che gli stati piú deboli e politicamente confusi, quali l’Italia, inevitabilmente soccombono all’indifferenza e all’interesse altrui. L’Unione Europea, “ pasticciaccio brutto “ irresponsabilmente voluto e sottoscritto da chi ci governa, con il complicarsi dei rapporti e delle tensioni internazionali sará sempre piú la moderna “Torre di Babele“ fautrice di incomprensioni in un quadro politico internazionale insanabilmente difforme per storia, cultura, idioma, tradizioni. Il disegno di una società multietnica, multirazziale, multiculturale, per non parlare della mina vagante degli stereotipi religiosi, in un mondo sempre piú popolato, affamato, assetato, inquinato, sempre poco acculturato e sempre molto teso alla prevaricazione per il profitto, non potrá che tradursi in un disastro globale, oserei dire biblico.
L’Italia sta vivendo un’epoca di decadenza estrema alla quale concorrono ideologie e visioni politiche utopistiche ed astratte, rinunciatarie di ogni presupposto di identitá nazionale, di orgoglio di bandiera, misconoscendo i valori culturali e storici che hanno formato l’Italianitá nel suo divenire attraverso il Rinascimento e il Risorgimento. Qualsiasi espressione di identitá ed orgoglio nazionale vengono oggi tacciati, da parte dei piloti del sistema, di nazionalismo xenofobo sempre di piú costoro indulgendo allo svilimento dei valori e della specificitá italiana che vorrebbero soggiacenti ad un anonimo ed amorfo europeismo. Per costoro lo Stato sovrano non ha senso di esistere perché la sovranità la vogliono delegata all’eterogenea Europa. Niccoló Machiavelli, scrivendo “ Il Principe“ giá nel 1500 prefiguró uno stato sovrano imperniato sulla conoscenza della realtà di fatto, o “ realtà effettuale “ avulsa da ogni illusione astratta, nel quale il fine da raggiungere giustificava anche le efferatezze di Cesare Borgia. Quel testo, alfiere del desiderio di unitá nazionale poi raggiunta con il Risorgimento e le guerre d’indipendenza e che è tuttora fondamentale nel moderno pensiero politico, razionalizza l’esigenza del raggiungimento di uno scopo nell’affermazione della politica come scienza, del tutto autonoma rispetto alla morale ed alla religione; scopo tradito nel principio e nel merito, viste le scelte e le impostazioni della politica governativa italiana. Politica e religione che oggi, vestiti i panni di Giano bifronte, con l’ostentato buonismo di una carità pelosa sono fautrici di invasioni di orde infinite di barbari.
La sudditanza psicologica del popolo al carisma della religione, inebriato ed ottuso in un fideismo senza tempo fu ben sintetizzato da Voltaire che nel suo “ Trattato sulla tolleranza “ affermó “ La religione esiste da quando il primo ipocrita ha incontrato il primo imbecille “ e che nell’interpretazione di taluno fu tradotto in: “ Il primo santo fu il primo furfante che incontrò il primo stupido “. Purtroppo l’Italia, piú di ogni altro stato europeo è afflitta e condizionata dalla devastante presenza della Chiesa che strumentalizza l’operato e le parole di Cristo per eternarsi nel mercimonio e nell’illecito profitto, indifferente, o meglio, ostile all’orgoglio identitario italiano.
La politica italiana, abdicando alle radici identitarie e culturali del suo popolo ed anzi tentandone l’indottrinamento e l’accorpamento nella disindividuante utopia europea figlia degli incubi onirici di Karl Marx, ridurrá l’Italia sempre piú terra di conquista di anarchici e di fanatici islamici, nel generale depauperamento dei valori morali e storici distintivi dell’Italianitá.
Il seguito in un prossimo articolo