PROCESSIONI E MAFIA

Sui principali quotidiani nazionali, ed in particolare su quei due che sono ritenuti espressione degli intellettuali italiani si accavallano articoli, giustissimi nella cronaca dell’assunto morale e sociale che li animano, sulla processione cattolico-mafiosa di Oppido Mamertina ed al relativo omaggiante inchino fatto fare alla statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa del boss mafioso don Peppe Mazzagatti, e a Catania sulla festa di Sant’Agata che annualmente si svolge dal 3 al 5 Febbraio e il 17 Agosto. Sulla prima è in corso un’inchiesta della magistratura, sulla seconda che vide i suoi protagonisti indagati per mafia ma assolti qualche mese fa in primo grado perché giá condannati in altro processo per gli stessi reati, permane piú di un interrogativo.

Non voglio qui riproporre la cronaca dell’evento giá doviziosamente illustrata dalla penna di validissimi giornalisti, ma esporre alcune considerazioni sugli aspetti di semantica ierofanía e nel contempo di una ierofanía al rovescio per i blasfemici aspetti di mercimoinio e simonía esitati nel compiacimento di un clero omertoso, ambiguo e dissimulatore.

Quelle processioni, tutte le processioni recanti una statua di santi o divinità, non sono che l’espressione di una panteistica idolatria caldeggiata e tesa al lucro derivante da donazioni ed offerte nel reciproco riconoscimento di poteri mafiosi e clericali. Lo strumentalizzare una statua sacra facendole porgere omaggio, tramite un “inchino”, a un boss mafioso denuncia una inveterata commistione e connivenza di poteri tra Chiesa e Mafia : “ Do ut des “ cosí che il boss acquisisce carisma e la Chiesa trae giovamento dal fideismo coatto, ma tale non percepito perché di una popolazione a bassissimo acculturamento medio. Non a caso le secolari tradizioni religiose che si esaltano con un fanatismo paradossale in processioni fantasmagoriche e piú o meno masochistiche ( ce ne sono che prevedono l’autoflagellazione ) hanno stanza nel profondo sud d’Italia ove maggiormente ed in modo eclatante la mafia e la religione si uniscono e si manifestano anche in allucinati epitalami e in stravaganti esibizioni di catto-dervisci assatanati. La casta ecclesiastica da sempre presente nelle manifestazioni pubbliche con la partecipazione di vescovi e cardinali non è altro che il riconoscimento di un potere costituito ad un altro potere costituito : cosí è tra Stato e Chiesa, cosí è tra mafia e Chiesa, cosí è tra Stato e mafia, nonostante la dissimulazione omertosa che tende ad annebbiare e celare la connivenza. Le organizzazioni mafiose prevedono per i neo affiliati solenni giuramenti in nome di Madonne e di Santi cosí implementando il loro potere nel reciproco convincimento della giustezza del loro agire.

La Chiesa che trae munifico giovamento dalle anagogiche estasi di migliaia di convenuti nei luoghi di supposte apparizioni di Madonne e di Santi, che fa mercimonio blasfemo di immagini e medagliette, che impone sue personali forme di magìa apotropaica, come l’aspersione di acqua santa, l’affumicatura da incenso, la vendita di candelette sante, rosari, ed altre cianfrusaglie benedette, non fa altro che copiare, adattandoli “pro domo sua”, i riti di quelle religioni pagane che aveva bollato come eresia e purgato con il fuoco dei roghi. La mafia le tiene bordone nel fornire mano d’opera per la realizzazione di strutture e di comparse processionali, quando fin anche non giunga al reclutamento di “estasiati” fedeli.

Che l’osservatore Romano, organo ufficiale della “ Santa Sede “ ci faccia sapere che vicende come quella di Oppido Mamertina ricorrono “ in zone ove il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all’azione della criminalitá e a un’acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo ancora duffusi tre le popolazioni “ nulla toglie alle responsabilitá delle acquiescenti autoritá Vaticane che per secoli hanno benevolmente assistito al dilagare e al potenziarsi della mafia. Il Vaticano stesso è la cupola della peggiore di tutte le mafie perché, e la storia lo dimostra, con l’ambiguitá , la dissimulazione, la menzogna, il genocidio è passato indenne attraverso secoli di tormentata storia mondiale, rafforzandovisi. Adesso che il bubbone per le seconda volta è scoppiato minando la credibilità della Chiesa, questa tenta di svincolarsi addossando al parroco di Oppido Mamertina, don Benedetto Rustico iniziativa e responsabilità per l’omaggio mafioso. La magistratura stabilirà quanto e come costui sia colluso con i poteri mafiosi, ma nel frattempo la Chiesa avrá trovato il modo di acclararne la propria estraneità.

Papa Francesco pare intenda ripudiare e troncare ogni connivenza mafiosa denunciando quello che altri uomini della Chiesa negavano, ma sará la storia a giudicare l’onestá dei sui intenti, nella consapevolezza che la fine di questo connubio non potrá avvenire solo scaricando la responsabilità sui preti e sui cattolici delle popolazioni ad alta densitá mafiosa. Non dimentichiamo che le pulsioni mafiose evidenziate nella vicenda di Oppido Mamertina sono il reciproco riconoscimento di due poteri costituiti, cosí come lo fu nel 1848 il nefando voltafaccia di Pio IX a favore dell’invasore austriaco nell’epopea del Risorgimento Italiano, nel 1929 la firma di Pio XI al concordato con l’Italia fascista e poi con la Germania nazista nel 1933, quando erano ben noti gli intenti liberticidi di quei regimi dittatoriali. Sempre la Chiesa strinse alleanza con i poteri forti per il disegno a lungo vagheggiato di istituire uno Stato teocratico e, ai tempi nostri con i Marcinkus, la loggia massonica P.2, i Wojtyla, i Bertone, rimestando nel fango di illecite operazioni finanziarie, per accrescere il giá immenso potere economico.

Stupisce, ma nemmeno troppo, che i validissimi giornalisti giá citati all’inizio di queste riflessioni, solo ora si avvedano della consorteria Chiesa-mafia e delle motivazioni che le accomunano e vien da chiedersi come mai solo ora, estromessa la testa dal carapace delle loro lucrose redazioni, gareggino nel tentativo di scoperchiare il vaso di Pandora. La risposta è nel rassicurante imput dato da Papa Francesco all’inchiesta sulla vicenda di Oppido Mamertina e che, quanto e piú di prima a lui giornalmente inneggiano nel preludio di una santificazione ancorché velatamente vaticinata. Parrebbe si voglia anticipare, prevaricandola, il giudizio della storia, ma è tutto ìnsito e correlato all’affermazione dei poteri : anche il servilismo.

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