All’Universitá di Tor Vergata, nei giorni scorsi, la Presidente della Camera on. Laura Boldrini si é esibita nell’ennesima farneticante elucubrazione mentale esponendo la surrettizia tesi secondo la quale i residenti romani di Tor Sapienza, esasperati dalle annose violenze di immigranti ed occupanti abusivi di case altrui, hanno sbagliato inscenando tumultuose manifestazioni tendenti a riappropriarsi di beni materiali, di diritti e dignitá che la becera politica di sinistra e il malaffare avevano loro espropriato. Si è sentita in dovere, la Boldrini, di criminalizzare quei residenti romani colpevoli di esigere che i loro diritti non siano secondi ai presunti diritti di immigrati ed usurpatori di case, chiamando in causa persino i valori del’’accoglienza e della civile convivenza sanciti dalla Cosituzione, per accreditare il “fumus” meningeo con il quale intende frastornare e sviare le intelligenze dell’auditorio. A tal punto di protervia é giunta nella mistificazione della realtà, da colpevolizzare la societá per i danni, i furti e le aggressioni subiti dai residenti, poiché, ella dice, questa è mancante ed assente alle esigenze della riqualificazione del territorio, e quindi di fatto assolvendo gli autori dei crimini ( gli immigrati). Da tempo, troppo, costei é adusa ad offendere, svilire, umiliare gli italiani subordinando, quando finanche disconoscendo, i loro sacrosanti diritti ad esclusivo vantaggio e supporto dei presunti diritti di immigrati clandestini, barbari invasori di una terra che non è mai stata loro, sorretta, ancorché propugnatrice di quella nefasta ideologia vetero-comunista che nella disgregazione dei popoli esplica il suo mandato. Vien da chiedersi, sarcasticamente parafrasando la celebre locuzione di Cicerone nella prima delle quattro Catilinarie del processo a Catilina: “Quo usque tandem abutere, Boldrina, patientia nostra ? “.
L’enfasi anagocica con la quale l’Esimia si pone a campione degli immigrati induce a credere che i suoi sentimenti anti italiani, radicati e palesi, convergano nel piú bieco nichilismo anarchico, momentaneamente sfruttando e mimetizzandosi nella carica istituzionale che una sinistra arruffata ed insipiente la ha dato con la evidentemente risorta “ gioiosa macchina da guerra “. D’altro canto la genesi della “ ratio civilis “ di costei non è che il frutto di uterine pulsioni vetero-comuniste. Per quanto io mi sforzi, non riesco a spiegarmi e a comprendere le ragioni per la quali le opposizioni, coese una volta tanto nell’interesse dell’Italia e degli Italiani, bloccando i lavori della Camera, non esigano le dimissioni di un Presidente che per la sua anti-italianitá non li puó rappresentare. Neppure si puó ignorare il supporto che alla nostra Esimia ed alla sinistra piú retriva giunge da buona parte degli “intellettuali” italiani, della stampa e dei media, tutti dimentichi che per affermare la nostra italianità, la libertà, la sovranità degli italiani in Italia i nostri padri dovettero subire il martirio di due guerre mondiali. Sovranitá che oggi la Boldrini vuole sottrarre all’Italia per cederla all’Unione Europea nel folle disegno degli Stati Uniti d’Europa. Cedere la sovranità nazionale significa abrogare la personalità giuridica dello Stato, cosa che la nostra Costituzione implicitamente vieta agli articoli 1, 5 e 11 e che persegue giuridicamente all’ex art. 243 del codice penale. Se ne deduce che la Boldrini è legalmente perseguibile per istigazione a delinquere. La cessione di sovranità avviene solo in caso di occupazione militare e comporta la cancellazione della personalitá giuridica della nazione, la perdita totale della sovranità monetaria e dell’80% della sovranità legislativa, facendoci cosí confluire nei suddetti ipotetici Stati Uniti d’Europa dei quali ho giá accennato in un mio precedente articolo del 8 Agosto 2014 al titolo “ La politica degli Istrioni”.
In tutto questo quadro, di per sé giá fosco e denso di dolorosi presagi, a sostegno del disfattismo e dell’opera disindividuante delle sinistre, si agita il mondo violento dei centri sociali che nella guerriglia urbana, nell’offesa allo Stato e nel danneggiamento dei beni altrui estrinseca il suo status. Quivi convergono torvi personaggi per lo piú proclivi al crimine che colgono ogni occasione per danneggiare e ferire, nella contrapposizione violenta alla Stato ed alla società civile, del tutto indifferenti al fatto che i poliziotti che aggrediscono e feriscono sono essi stessi lavoratori e padri di famiglia. L’inadeguatezza legislativa che impedisce ai poliziotti di usare le armi in dotazione per difendersi dalle aggressioni omicide di costoro denota il lassismo di uno Stato che non sa porre difesa ai suoi stessi servitori. I centri sociali, per lo piú coacervo di disadattati e di frustrati, antagonisti, anarchici o no global che siano, sono il crogiolo della contrapposizione bieca e violenta, la negazione di libertà d’esprerssione e di democrazia, della sovversione e come tali andrebbero soppressi: “ dura lex, sed lex “. In quel mondo di individui dalle ridotte attitudini sociali che nell’abbrutimento culturale e morale trovano il loro “ humus “, tramano femmine d’uomo alfieri di un femminismo sciovinista, istigatrici alla rivolta nel trascinante afrore della loro personalitá contorta. Che i centri sociali si ergano a paladini dei diritti degli ultimi è ridicolo prima ancora che penoso, avuto per certo che essi per primi sono i violatori dei diritti altrui.
Rattrista e pone gravi interrogativi il pusillanime comportamento di coloro che in occasioni conviviali e nelle chiacchiere da bar sono facondi di critiche e d’insulti alla pur sgangherata politica italiana, ma che ben si guardano da esporsi pur anche nel solo consenso a chi si pone in qualche modo ad argine al dilagante disfattismo di una politica decadente. Il dinamismo parolaio di costoro sfuma, si acquieta e svanisce illudendosi di salvare la propria “parrocchietta” nella convinzione che: “…meglio non esporsi, non si sa mai”. La viltá non ha mai premiato alcuno.