Da piú parti sono state indette petizioni al governo italiano, e da questo stesso al governo indiano, per una proroga del permesso della permanenza in Italia del maró Massimiliano Latorre per le improcrastinabili cure mediche e di un rientro in patria del suo collega Salvatore Girone affinchè gli fosse consentito di trascorrere il Natale in Famiglia. Permessi che la traballante logica di buonisti e ottimisti nostrani, dava pressoché per scontati visto che la detenzione in India per quasi tre anni, giá di per se illegale nei metodi d’indagine, è tuttora priva di capi d’accusa. Non si voleva tener conto che il rancore covato verso l’occidente dai servi dell’ex colonia inglese, tutt’altro che sopito, per manifesta viltá non in grado di osteggiare gli antichi padroni con una politica revanscista, avrebbe avuto facile preda in un popolo di imbelli, di fiacchi, snaturati dalla governante ideologia comunista e merciaiola che in ogni suo aspetto ed atto istituzionale estrinseca, malamente dissimulando, il suo status. Non voglio qui ripercorrere le vicende e le nefandezze che i nefasti governi Monti e Letta riversarono sul capo di Massimilano Latorre e Salvatore Girone poiché giá in precedenti scritti ne diedi testimonianza, ma voglio soffermarmi sullo scempio dei valori nazionali, dell’autorevolezza, della credibilitá, della dignità, che il governo Renzi, ad onta dei suoi noti ridondanti proclami ( e non si dimentichi la regìa e l’effimero pragmatismo di Giorgio Napolitano appecoronato al Soviet Europeo) ha indotto sull’Italia intera.
Matteo Renzi, grande fautore della parità di genere per la conquista del facile voto femminista, si è circondato di insignificanti femminelle affidando loro importanti dicasteri quali gli Esteri e la Difesa che avrebbero richiesto, se al femminile, una lady di ferro quale fu, a suo tempo, per la Gran Bretagna Margaret Thatcher. A tal punto egli si infervorò nella sua scelta da esigere dall’Unione Europea, nonostante il voto negativo di 11 nazioni, la nomina di Federica Mogherini a lady Pesc ( Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza ) ed infatti oggi si vedono i risultati da costei ottenuti in ambito europeo per la difesa dei nostri due Maró. L’ambìta nomina fu per questa gentile Signora solamente occasione per soddisfare la propria ambizione ed a nulla valse se non a scaldare la poltrona. Matteo Renzi, nella presunzione e nel delirio di potenza che lo hanno avvolto, alcuni mesi fa avocó a se la gestione della vicenda Maró esautorando di fatto i Ministeri degli Esteri ( Gentiloni) e della Difesa (Pinotti) pensando di riuscire ove gli altri avevano fallito, pensando che la sua logorrea avrebbe trionfato rispetto all’inerzia e l’inettitudine altrui. Di costui, il lucomòne della politica italiana, non si ha notizia di azioni concrete e coraggiose in ambito europeo per la difesa dei nostri due soldati ed egli emerge, come i suoi ministri Mogherini, Pinotti, Gentiloni, per un assordente silenzio istituzionale.
Ora, di fronte all’ennesimo schiaffo inflitto all’Italia dalla protervia ed arroganza indiana, di fronte al disumano comportamento che rinnega i piú elementari diritti dell’uomo legalizzati un ogni paese civile, Matteo Renzi con il suo governo e il Presidente Giorgio Napolitano se ne escono con squitii e strida da ratti feriti esprimendo sorpresa, sconcerto, indignazione: buffonate da far pensare che sia tutta una commedia ad arte recitata nel tentativo di minimizzare la loro responsabilità e la loro inadeguatezza. Hanno avuto quasi tre anni per rendersi conto del problema e valutare moralità, dignità, senso dell’onore del popolo indiano e ancora non hanno capito o fingono di non capire.
Internazionalizzare la vicenda Maró sospendendo da subito la partecipazione italiana alle missioni antipirateria allo scopo di attivare l’Europa alla difesa dei nostri due soldati, al loro immediato rientro in patria, a un arbitrato internazionale, é l’imperativo che un governo serio e responsabile nella difesa della democrazia e del diritto dovrebbe attuare senza indugio alcuno: invece i nostri illuminati e facondi istrioni si stanno tuttora producendo in chiacchiere da merciaioli eunuchi, convintamente dediti all’intrallazzo ed al mercimonio. Il timido sussurro di quei pochi che con edulcorate petizioni s’illudono di spingere il nostro governo a passi decisivi per la liberazione dei nostri due soldati è cassato dal vile silenzio dei piú, troppo intenti a non esporsi nel tentativo di proteggere ed impinguare la loro pur misera parrocchietta. Il belante armento di costoro preferisce mimetizzarsi e confondersi nel gesuitico turpe codazzo ovunque osannante il fariseo Francesco. Matteo Renzi che tanto sovente vediamo sfilare tronfio e pettoruto agli incontri presidenziali nei vari stati europei, ha oggi l’ultima occasione per sfatare la convinzione di molti ch’egli abbia fallito come Presidente del Consiglio attorniandosi di ministri inesperti e di femminelle insipienti, che abbia fallito come uomo per non aver percepito e colto il disagio sociale nei rapporti interpersonali del suo popolo, che abbia fallito come italiano per non aver minimamente tentato di onorare la Bandiera Italiana e proteggere i militari italiani in missione internazionale.
Il timore che il governo indiano, esacerbato dal probabile ed auspicabile rifiuto italiano di riconsegnare Massimiliano Latorre, adotti misure ritorsive nei confronti di Salvatore Girone è tutt’altro che fievole se si considera l’infima caratura morale di quel popolo prodròmica ad ulteriori vessazioni verso deboli ed inermi. Allora, nell’illusione da fata Morgana di vedere negli italiani un sussulto d’orgoglio nell’onorare il Tricolore e chi porta le stellette, rimangono le sole tre opzioni che uno Stato sovrano, per la sua stessa dignità, non puó ignorare. Potrebbe organizzare, in segreta collaborazione con altri consolati di Stati democratici e civili presenti sul territorio indiano, la fuga di Salvatore Girone. Potrebbe affidare alle Forze Armate la gestione incondizionata di un blitz che i loro Corpi speciali saprebbero benissimo attuare per la liberazione del nostro Maró. Potrebbe arrestare ( previo richiamo in Patria di tutti gli italiani addetti all’ambasciata ed ai consolati italiani in India ) l’ambasciatore indiano e tutti gli addetti ai consolati presenti sul territorio italiano, fino all’ultimo valletto, imprigionandoli nelle varie carceri di massima sicurezza e sottoponendoli al regime di isolamento giudiziario precludente qualsiasi contatto con l’esterno, ivi detenendoli fin tanto che l’India non ci restituisca, incolume, il Maró Salvatore Girone.
Sono certamente decisioni forti che presumono la dignitá di uno Stato forte e di un governo coeso in un Paese orgoglioso e fiero di se stesso, tutte cose abissalmente lontane dall’odierna situazione italiana nella quale il mercimonio e il meretricio governano indisturbati nell’apoteosi di ciarlatani eunuchi.