Sono ritornati in Patria, nelle bare avvolte dal Tricolore, i 9 martiri ( piú esatto dire 10 perché una delle donne era incita da pochi mesi ) e tra qualche tempo, assolti gli accertamenti di legge, verranno tumulati e con essi verrá tumulata la colpa degli insegnamenti coranici
Ancora una volta, e non sará certamente l’ultima, ci ritroviamo immersi nell’orrore che il terrorismo islamico, fedele all’esempio ed alla parola di Maometto condensata nella follia criminale del Corano, ci ostenta con la strage di Dacca, capitale del Bangladesh. A cadere sotto i colpi e le lame dei macellai di Allah che hanno massacrato 20 ostaggi civili innocenti ed indifesi contiamo anche 9 italiani colpevoli di non conoscere e non saper recitare alcuni versetti del Corano. Tutti e 9 brutalmente sgozzati. Non faceva differenza l’essere italiano o giapponese o bengalese o indú: il peccato era essere occidentali o amici di occidentali con l’aggravante per alcuni ( i 9 italiani per l’appunto ) di essere cristiani. Non ha fatto differenza nemmeno l’essere musulmano, conoscere e saper recitare i versetti del Corano come per il ventenne studente universitario bengalese Faraaz Hossain reo di proteggere le sue due amiche Abinta Kabir e Tarushi Jain vestite all’occidentale. L’Islam non sa riconoscere gli eroi ma solo beatificare i vigliacchi.
Non erano allegri vacanzieri i 9 martiri, ma lavoratori ed imprenditori che a Dacca avevano creato posti di lavoro; alle 20 di Venerdí 1° Luglio erano tranquillamente ai tavoli del ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca per concedersi un ultima cena in compagnia, perché molti di loro sarebbero rientrati in Italia per una vacanza in patria tra parenti ed amici: ma la demoniaca voce dell’Islam ha cancellato sorrisi, speranze, vite. Inutile chiedersi il perché di tanta efferatezza: la risposta è sotto gli occhi di tutti ed è il comandamento coranico del quale l’Isis è soldato ed apostolo, è il comandamento coranico che ordina ai macellai di Maometto, i veri musulmani, di distruggere chiunque sia discorde o non si adegui alle follie oniriche del criminale profeta. Si spiega cosí la morte portata nel mucchio, nel quale si ritrovano cristiani e musulmani, per un cena, per un’ora di festa, per un viaggio, per una vacanza o altro, che ha tutti accomunati nei luoghi o nelle usanze dell’odiato occidente. Apostata innanzi ad Allah è quel musulmano che diverga dai dettati coranici, che si adegui ad usi e consumi occidentali, che stringa con amicizia la mano del cristiano. I veri musulmani, gli apostoli dell’Isis, non derogano: uccidere gli infedeli e chiunque ne condivida lo stile di vita, ovvero, i cosidetti musulmani moderati. Cosí non deve stupire se tra i macellai di Allah troviamo studenti universitari, acculturati rampolli di agiate famiglie bengalesi che, un poco per snob ed un poco per atavica sudditanza psicologica, latente nel subconscio, alle “veritá “ coraniche, si sono rivelati “ veri musulmani “ ovvero macellai di Allah facilmente indottrinati tra le schiere jihadiste d’assalto, subdole, sommerse, vigliacche.
Cade quindi anche la teoria tanto cara alle sinistre giacobine-neo-illuministe-progressiste ( detto piú chiaramente vetero e neo-comuniste ) che vedeva nel delitto stragista il rigurgito di una presunta rabbia repressa per secoli di emarginazione e di miseria, quasi a sminuirne il crimine rifacendosi al noto assioma dei “ compagni che sbagliano “, un tempo riferito alle Brigate Rosse. Cade anche la presunzione della possibilità di integrazione di un “ Islam moderato “ con i valori occidentali poiché i “ moderati “ ( se davvero ne esistono al di lá di ipocrisie, dissimulazioni, pavidità ) saranno i tra i primi a cadere sotto la lama dei tagliagole, perché rei di intelligenza e collaborazionismo con il nemico occidentale e/o cristiano. Ne consegue che i “ moderati “ una volta avvenuta l’islamizzazione di una regione, saranno ben lesti nel cambiare atteggiamento adeguandosi a quello del vero Islam, se vorranno salvarsi la pellaccia.
In Italia, chi ci governa osanna l’intelligence antiterroristica nostrana per aver fin’ora sventato attacchi del terrorismo islamico sull’italico suolo: è arduo capire se a prevalere sia la dabbenaggine, la stupidità o la malafede. L’Italia per la sua collocazione geografica è il ponte ideale per trasferire in Europa moltitudini di musulmani in ottemperanza al millenario disegno ( fallito nonostante il dispiegamento nei secoli di eserciti per mare e per terra ) di islamizzare l’occidente, disegno che l’Arabia Saudita persegue con enorme sostegno finanziario. Il terrorismo creato ed alimentato da Daesh ( ovvero l’Isis ) è l’alternativa armata, nata anche per scoraggiare qualsiasi tentativo di adeguamento ed integrazione di musulmani attenti ad un ipotetico Islam laico. Gli imperdonabili errori fatti da America, Inghilterra, Francia portando la guerra in Irak e in Libia, motivandola con l’abbattimento dei tiranni e l’esportazione della democrazia ma in realtá per appropriarsi delle risorse petrolifere quindi, in estrema sintesi, con una guerra coloniale, hanno prodotto tutto quel disastro migratorio che mina le identità le culture e le tradizioni del mondo occidentale.
Il farisaico vittimismo islamico ci definisce “ i crociati “ con un riferimento anacronistico ancorché falso e fuorviante ma, nel merito, bisogna rammentar loro che le crociate furono l’indispensabile risposta armata alle invasioni, alle predazioni, ai massacri, alle devastazioni che da ben 200 anni prima della prima crociata gli eserciti islamici portavano all’occidente ( all’Italia in primis ); ricordiamoci del terrore che percorreva le genti del meridione d’Italia al grido: “ mamma li turchi “ alla vista delle vele nere delle navi turche: “ lo nero periglio che vien dal mare “. Singolare coincidenza: le vele nere dei predoni turchi, le bandiere nere dell’Isis, la Turchia dell’equivoco Erdogan, l’islam macellaio di allora e di sempre. Quel vittimismo ipocrita, nefando ed omicida che inventa il reato di “ islamofobia “ giustificato ed approvato dal masochistico legiferare dell’Europa (come sempre dell’Italia in primis ) e a tal punto permeante l’intera società civile da coinvolgere ( non senza un’attenta valutazione di convenienze politiche ed economiche) perfino la Chiesa. Ne fece le spese anche il Papa Benedetto XVI° a seguito della sua illuminata “ lectio magistralis” nel discorso di Ratisbona del 2006 che suscitò tale scalpore nel mondo islamico da indurre il Vaticano, iniquo mallevadore il gesuita Tom Michel responsabile per il dialogo con l’Islam, a dimissionare questo colto e mite Papa sostituendolo con il deleterio imbonitore da circo Bergoglio . A decretarne l’ostracismo insieme al New York Time contribuí con perfetto opportunismo mediatico-commerciale il giornale italiano Repubblica con il suo secolare archimandrita Eugenio Scalfari che con infinita supponenza e sconfinata sicumera scriveva: “ …anche il Papa è fallibile. Ha sbagliato dal punto di vista della sua Chiesa. Ha fatto un involontario passo avanti sulla via dello scontro religioso “. Tutti concordi nell’avallare il reato di islamofobia, ma non ho visto ancora alcuno proporre, non fosse altro che per par condicio il reato di “ cristianofobia “ iniziando da coloro che pretendono l’asportazione del Crocifisso da scuole, ospedali, tribunali, locali della pubblica amministrazione.
Intanto l’Islam invade, prevarica, uccide.
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