ITALIANI AL VOTO

Il primo turno delle elezioni amministrative in molte cittá-capoluogo e comuni d’Italia è terminato rappresentando una frammentazione politica preoccupante, anche se non inattesa, tra cittá e comuni anche di una stessa regione. Molti sono i fattori che hanno concorso ad un tale esito e, anche se i giochi sono ancora aperti perché grava l’incognita del ballottaggio, tre cose sono evidenti: la difficoltà di Matteo Renzi a smentire la valenza politica di questo voto amministrativo locale rispetto alla politica governativa di sinistra, nonché la sua impossibilità a ritenersi soddisfatto; l’ascesa del Movimento 5 Stelle e la sua consacrazione a realtà politica determinante in molte importanti cittá, prima fra tutte Roma con l’imprimatur di Virginia Raggi; l’errore imperdonabile di Silvio Berlusconi nella caparbia sponsorizzazione a Roma di canditati non condivisibili dagli alleati Lega e Fratelli d’Italia, di fatto determinando la rottura dell’asse in quella cittá e la prevedibile sconfitta di Giorgia Meloni. Ora, lasciando all’onda lunga delle valutazioni,  delle conseguenze e delle rispettive responsabilitá politiche Matteo Renzi e i grillini con Virginia Raggi, due parole vanno sicuramente spese su Silvio Berlusconi, convinto com’è che la sola sua presenza faccia la differenza: la fa sì, ma in negativo come dimostrato dalle disastrose scelte romane prima  con Guido Bertolaso e poi con Alfio Marchini.

Non si rassegna costui all’idea di non essere il centro dell’attenzione, non si avvede di non riscuotere piú il favore e la stima degli italiani ma pervicacemente si atteggia a mecenate di un’idea politica, Forza Italia, e di personaggi per altro validi ma inficiati dalla sua presenza. Nonostante lo scandire del suo mantra: “ Uniti si vince “ egli è il primo a disunire sottovalutando il dissenso di Lega e Fratelli d’Italia ma sopravalutando la sua persona ed il suo carisma nell’esibizione del suo spocchioso protagonismo. Neppure pare sfiorarlo l’idea che Forza Italia possa benissimo muoversi senza di lui; che in Forza Italia ci siano persone che meglio di lui ne rappresentino l’anima politica e ne reggano il timone; che assente lui Forza Italia puó solo crescere: Mariastella Gelmini, a Milano, lo ha  ben dimostrato raccogliendo ben 12.000 preferenze nella campagna elettorale a sindaco di Stefano Parisi. Silvio Berlusconi è il solo responsabile per la frattura romana di Forza Italia da Lega e Fratelli d’Italia e per la conseguente sconfitta di Giorgia Meloni ed ora, in prosecuzione della sua ottusa faziositá politica, dichiara che al ballottaggio tra Virginia Raggi e Roberto Giachetti voterá scheda bianca, con questo invitando palesemente i Forzisti romani a fare altrettanto. Certo la scelta è difficile se si pensa che votare Giachetti significa riconsegnare Roma nella grinfie del PD e che votare Raggi pone grossi interrogativi sulle reali capacità dei grillini di governare una cittá complessa e difficile come Roma ma tant’è: il compromesso PD romano non deve passare. Berlusconi che tanto e giustamente criticava Matteo Renzi per l’invito di costui a non recarsi al voto in occasione del referendum sulle trivelle, ora, forse per velare l’ottusitá e gli errori delle sue scelte romane, propone il pilatesco voto di scheda bianca, rafforzando cosí il PD. Se l’asse Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia non si ricomporrà e il partito del Cav non saprá affrancarsi dalla sua ingombrante e decrepita presenza, la strada per liberare l’Italia dal PD di Matteo Renzi al referendum di Ottobre sulle riforme costituzionali risulterà piú che mai impervia.

Poi ci sono i cretini. Sono quel 35% di astensionisti che non si sono presentati ai seggi. Adducono motivazioni varie, ma sono sempre e comunque i cretini del: “ i partiti mi hanno deluso, sono tutti uguali “ o i cretini del: “ la politica non mi interessa “ o i cretini che rinunciano al diritto-dovere del voto e quindi ne ledono il principio democratico pur di non perdere un’ora di attività ludiche o vacanziere. Sono sempre gli stessi cretini che primeggiano nelle lagnanze e nelle critiche a un governo che non piace pontificando nelle chiacchiere da bar. Di fatto, con il loro astensionismo suffragano e promuovono proprio quel governo che deprecano, ostacolando l’alternanza  nel confronto democratico. Costoro sono ben corteggiati dalla casta al potere che a tal punto li asseconda ed incoraggia da fissare la data del voto a ridosso di importanti festività o di lunghi ponti festivi, nella certezza che la congerie dei cretini ne approfitterá per la vacanza.

Se la distorta applicazione del potere non si compiacesse di ricorrere a mezzucci e gherminelle per contrastare ogni democratico dissenso avrebbe facile gioco per dissuadere gli astensionisti: basterebbe il varo di una legge che punisse l’astenuto al diritto-dovere del voto negandogli per un periodo minimo di 3 anni l’accesso al servizio sanitario nazionale gratuito, ovvero obbligandolo a pagare farmaci e cure ospedaliere in toto di tasca propria, fatta salva l’mpossibilitá fisica di manifestare il suo voto, inequivocabilmente confermata dalla locale ASL e controfirmata da un organo di Polizia Giudiziaria. Non puó pretendere diritti chi volontariamente si sottrae a diritti- doveri cosí  danneggiando la società.

 

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