ISTRIONI E LACCHÉ

In uno Stato nel quale sovente la realtá non è quella che appare non puó stupire se grandi moltitudini di persone, abdicato che abbiano alla logica ed all’analisi critica negli accadimenti nei quali, volenti o nolenti, sono comprimari, si pongono al servizio di controversi lucomoni che, in opposte fazioni si pongono a dirigere la “ res publica “. Non che queste difettino di “Q.I.” (quoziente intellettivo) ma piú verosimilmente sono succubi di vetuste ideologie propugnate dai lucomoni di turno e forse anche afflitte da una sindrome di vassallaggio. Proclami da innovatore e supponenze da condottiero sciorinati “erga omnes”  da quegli istrioni inducono le citate moltitudini in uno stato ipnagogico che le predispone all’asservimento: è il caso dell’ex premier Matteo Renzi e dei suoi seguaci. Non diró di quel “ archimandrita “ del comunismo militante a nome Giorgio Napolitano che tutt’ora dagli oscuri recessi di ere preistoriche tesse ed ordisce tele anacronistico-ideologiche, o di astiosi “correligionari” come Pierluigi Bersani o Massimo D‘alema in crisi di popolarità e  neppure argomenterò di zelanti lacché e voltagabbana disseminati sugli scranni del parlamento, o della “pasionaria” Laura Boldrini e del suo sodale Emanuele Fiano in perenne disfida ai mulini a vento di un lontano passato, bensí, piú in generale, tenterò di interpretare pulsioni ed abulìe del popoluccio italiano. Popoluccio che oggi si ritrova con il piú grande e potente partito comunista d’Europa.

Il lassismo di un popolo qualunquista e rassegnato ma fortemente votato al profitto ed al camaleontismo ha consentito l’insorgere e l’affermarsi di follie e fenomeni politici che, fin dalla nascita avrebbero dovuto porre sull’avviso una classe dirigente lungimirante, ma sempre fu preferito un profilo basso nella ricerca d’innaturali alleanze. Ecco allora manifestarsi la follia politica di Aldo Moro che con il noto ossimoro delle “convergenze parallele” nella ricerca di un impossibile ed innaturale “compromesso storico” diede vita a quel “cattocomunismo” che ha ammorbato e tuttora ammorba l’italia. Sorprende che un popolo che ama definirsi “democratico” (anche se pare che della democrazia abbia capito ben poco poiché essa non sottintende servilismo, qualunquismo, fatalismo) tuttora assista passivo a chi inneggia al comunismo piú dogmatico e revanscista sventolando rosse bandiere con la falce e il martello e propugnando la rifondazione del comunismo marxista-leninista. Questi scherani d’appoggio agli istrioni della non-cultura comunista di certa stampa radical-chic ignorano o fingono di ignorare, o negano, o minimizzano la sanguinosa scia di morte che il comunismo leninista-stalinista ha lasciato e sta lasciando nel mondo, scia ben superiore alle indicibili nefandezze del Terzo Reich. Sono i lacché buonisti del “intellighenzia” salottiera delle cittá metropolitane, deferenti all’istrione massimo Bergoglio Papa che in perfetta scuola gesuitica furoreggia per una società multietnica e multiculturale nel disegno disgregatore del cattocomunismo piú abbietto. Sono i “Centri sociali”, vero braccio armato dell’ideologia comunista tendente al dissolvimento dell’ordine costituito, dell’identitá nazionale, della cultura e della storia di un popolo, ben protetti dagli istrioni del Palazzo. Sono i gli “intellettuali” alla Dario Fó e alla Robero Saviano che con volgari facezie l’uno e “seriose” cronache ed esternazioni l’altro testimoniano ed implementano la non “kultura” comunista.  

Il popoluccio italiano reso fatalista, abulico e qualunquista dai dissennati governi di sinistra che si è scelto, con il voto dona ancora sostegno e fiducia al Partito Democratico ed ai sui istrioni, bastandogli per la sua cultura, la sua sicurezza e il suo benessere  le partite di calcio, la visione del Papa e l’audizione di urlanti giullari e saltimbanchi in oceanici concerti. Vuoi per consuetudine familiare, vuoi per non affaticare troppo l’apparato meningeo, vuoi per confermarsi sempre attivi nella lotta di classe, vuoi per ostentare saccenteria  nelle chiacchiere politiche da bar, il voto al PD ed alla sinistra progressista (ma leggi: oscurantista) è assicurato. Salvo poi essere primi a lamentarsi del lavoro e del denaro che mancano, della sicurezza carente, delle istituzioni che latitano nella difesa dei diritti degli italiani. Anacronistiche sfilate d’improbabili partigiani (i dati anagrafici non mentono) costituiscono l’intermezzo folcloristico di un mondo ideologizzato ma nostalgico di un passato relegato ad un momento storico irripetibile.

Tuttavia istrioni e lacché spuntano ovunque. Un partito che si propone alfiere dei valori liberali e democratici quale è ( o dovrebbe essere) Forza Italia, non puó prescindere da una ferrea alleanza con Lega Nord e Fratelli d’Italia che piú di tutti rappresentano i valori identitari, culturali e storici d’Italia. Qualsiasi tentennamento, qualsiasi avvicinamento, qualsiasi condivisione con i postulati propugnati dalla sinistra (Napolitano, Prodi, Renzi, Gentiloni, Bersani, D’Alema e via dicendo dei “compagni di merenda”  e nemmeno prendo in considerazione Rifondazione Comunista perché è un non-senso storico e politico) puó solo creare scompiglio e confusione nell’alleanza di centro-destra. Non dimentichiamo il disastro politico e sociale del “compromesso storico” avviato da Aldo Moro e la conseguente disgregazione delle certezze, dei valori culturali ed identitari provocata dal cattocomunismo. Orbene, il venerato leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a giorni alterni ammicca furbescamente a Matteo Renzi ( e talora anche ai cinque stelle che dicono tutto e il contrario di tutto ) quando i sondaggi danno F.I. vincente se a costui alleata, evidentemente prefigurandosi sullo scranno di Presidente del Consiglio in una futuribile “grosse Koalition” con il PD: alla faccia di Lega e FdI con i quali ambiguamente traccheggia. Lo smisurato egotismo di questo vetusto istrione non solo gli impedisce di crearsi un successore ma, quel che è peggio, gli occlude la mente all’ineluttabilitá che un partito personale e padronale (quale è Forza Italia) non puó sopravvivere al suo fondatore. Non sopravviverebbe perché le lotte di potere al suo interno lo frantumerebbero in mille rivoli creando un disastro politico devastante e non piú sanabile. Il furbacchione, per dimostrarsi mondo ed avulso da bulimíe politiche e pragmatico nella ricerca del bene per l’Italia pur a discapito della sua propria affermazione, aveva persino prospettato come leaderschp dell’alleanza di centro destra Marchionne, Mario Draghi, Carlo Calenda, Montezemolo, ben sapendo che mai avrebbero accettato, come avvenne. L’importante è apparire dato che il popoluccio italiano, a suo credere e forse ne ha ben donde, è per lo piú composto da beoti.

Imperturbabile, Berlusconi si prodiga nel raccattare voti dai fuoriusciti e dai voltagabbana che un tempo avevano abbandonato FI ma che ora, con disinvolte piroette politiche, tentano il rientro tra il plauso dei lacché che non osano o non vogliono prospettargli che i traditori di ieri molto probabilmente saranno i traditori di domani, ma neppure egli stesso è in grado di intuire il tranello concentrato com’è nel tentativo di affermare la sua personale leaderschip nella traballante alleanza con Lega e Fratelli d’Italia. Quale è, in sintesi, l’affidabilitá politica di questo istrione?  È fuor di dubbio che per liberare l’Italia dalla esiziale presenza del PD e dalle nefaste e nefande politiche sociali della sinistra cattocomunista è fondamentale una ferrea alleanza tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, con un leader conclamato ed affidabile che possa assurgere alla Presidenza del Consiglio. Temo quindi che si debba confidare e sperare nelle lungaggini burocratiche del tribunale internazionale di Strasburgo al quale Berlusconi si è rivolto per la cancellazione della legge Severino  che, a suo dire, ingiustamente gli impedisce l’accesso al Parlamento, affinché l’Italia sia finalmente libera dall’ultimo democristiano. Con buona pace dei voltagabbana e dei lacché.

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