In un’Italia posta in grave affanno dagli ultimi 4 governi di sinistra (Monti, Letta, Renzi. Gentiloni) la lotta per il potere mostra ogni giorno il suo volto piú ambiguo ed ipocrita nel balletto ondivago delle alleanze e delle appartenenze. Non importa se i gravi problemi dell’economia, del mercato, del lavoro, della sicurezza, irrisolti, mordono la carne viva degli italiani, non importa se la confusione regna sovrana tra dichiarazioni e smentite nei programmi elettorali, non importa se velleitarie incredibili lungaggini nell’agone politico siano ostative al bene comune, non importa se le manipolazioni della nostra dolorosa storia recente (foibe) fatte a discrezione di partiti e ideologíe ben note gettano cupe ombre sulla giá precaria onorabilitá degli italiani: ai detentori del potere e a chi ambisce ottenerlo aggrada il caos nel quale mestare alla ricerca di appagamento di personali ambizioni. Assistiamo cosí alla profonda crisi che attanaglia il Partito Democratico ed alla lotta tra le varie fazioni per la conquista della leadership in alternativa alle follie politiche dell’avventuroso giovinastro Matteo Renzi; nel contempo osserviamo attoniti le discrepanze tra Forza Italia e Lega ad opera dell’ambizioso vegliardo Silvio Berlusconi che sgomitando per la leadership del centrodestra afferma che Salvini non potrá mai esserne il leader.
Vediamo cosí che la “nomenklatura” bipartisan degli opposti schieramenti, sulla scorta delle fallimentari esperienze gerontocratiche di Giorgio Napolitano e del mesto Sergio Mattarella, ripropone il teatrino dei burattini della casta e di consunte cariatidi in lotta fratricida per il potere.I Bersani, i D’Alema, i Prodi e le new-entry della minoranza PD digrignano l’uno all’altro i denti lacerando il partito, mentre gli Alfano, i Verdini, i Casini, studiano l’eventuale ennesimo voltafaccia per aggiudicarsi la poltrona, emuli dei Follini e dei Fini e (hai visto mai?) di quel Scilipoti che ha segnato la storia. Nel frattempo Silvio Berlusconi, ritenendosi (bontá sua) indispensabile ed insostituibile guida del centrodestra, aprioristicamente boccia qualsiasi candidatura alternativa alla sua caparbiamente perseguendo il sogno di insediarsi alla Presidenza del Consiglio. Declassa il concreto e lungimirante Matteo Salvini e la combattiva italianissima Giorgia Meloni e nemmeno considera Giovanni Toti che, tra i big di Forza Italia potrebbe degnamente sostituirlo. È La follia di un vegliardo nell’anagogica contemplazione di se stesso. Quel che è peggio è quel suo reiterato approcciarsi al PD in una futuribile “ grosse koalition “ scimmiottante i tedeschi, che per l’Italia si tradurrebbe, viste le premesse e l’italica faziosità, in un caos politico devastante e che, alla sola ipotesi, giustamente sconsiglia Salvini e Meloni a dargli fiducia. Ma l’ambizione e la supponenza del vegliardo lo fanno proseguire imperterrito nei suoi ondeggiamenti politici, incurante della rovina che si prospetta nel centrodestra per la rinuncia al voto di tanti forzisti sconcertati e delusi e mai propensi ad affratellarsi al PD; neppure lo sfiora il pensiero che una coalizione di governo con il PD si tradurrebbe nel consegnare l’Italia, per sempre, alla sinistra.
A quella sinistra europeista e distopica che ha consentito e consente ai burocrati di Bruxelles di scippare la nostra sovranità legislativa e monetaria, di imporci regole-capestro nei rapporti commerciali internazionali, di aprire i nostri confini a tutte le bande di masnadieri africani ed asiatici nel progetto orrendo di una sostituzione etnica tanto cara al grande capitale ed agli speculatori internazionali per l’ottenimento di una mano d’opera a basso costo nella competizione commerciale-industriale. A quella sinistra europea che a Bruxelles ha intitolato ad Altiero Spinelli, considerato padre fondatore dell’Unione Europea e adottandone il progetto istitutivo nel 1980, il palazzo e la sede del Parlamento Europeo ( sia detto per inciso a guida tedesca ) dal quale provengono le peggiori leggi negazioniste dell’identitá e della dignità dei popoli. A quella sinistra europea, che in Italia trova il maggior partito comunista d’Europa che sotto mentite spoglie e con diverse sigle tenta di velare la sua radice ed il suo progetto Marxista-Leninista, cieca e sorda ai richiami della nuova politica liberale e democratica di Donald Trump che dall’America ci indica la giusta via per non morire di globalizzazione e di immigrazione, ma che anzi le osteggia in ogni modo, dall’esempio di George Soros cinico speculatore internazionale della “sinistra democratica statunitense”. Costui balzó alla cronaca nel 1992 con spregiudicate operazioni finanziarie ai danni della Banca d’Inghilterra costringendola a svalutare la sterlina (da allora divenne noto come “l’uomo che gettó sul lastrico la Banca d’Inghilterra”) e con analoghe operazioni costringendo l’Italia a svalutare la lira: l’operazione, di per sé immorale, gli fruttò un guadagno superiore al miliardo di dollari. È lo stesso individuo che fu munifico finanziatore della campagna di Hillary Clinton per la corsa alla presidenza USA; è lo stesso individuo sospettato di finanziare le sfilate e le chiassate anti Donald Trump nelle principali cittá americane. Questo è l’esempio offerto dal “ progressismo democratico “ mondiale, che non esita ad attuare le piú sordide azioni per perseguire i propri oscuri fini; “progressismo” è il paradosso che consente ai comunisti vecchi e nuovi di mimetizzarsi nella società civile per piegarla ai trimalcioni della globalizzazione.
Nonostante tutto questo il nostro obsoleto vegliardo nazionale vaneggia per una “ grosse koalition “ alla tedesca con il PD che gli consentirebbe di avvantaggiarsi di una legge elettorale basata sul metodo “proporzionale” al fine di sganciarsi dalla Lega e Fratelli d’Italia e quindi di puntare, PD permettendo, alla Presidenza del Consiglio. Silvio Berlusconi che affermava “uniti si vince” pensando di piegare ai suoi voleri Matteo Salvini e la splendida Giorgia Meloni, fu primo a dividere giá al tempo delle candidature alle elezioni per il sindaco di Roma e poi nella ricerca dell’alleanza con Stefano Parisi ed ora, pur di soddisfare la sua smodata ambizione si propone come alleato del PD per il governo d’Italia. “ Mala tempora currunt “.
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