IL GRANDE PAESE – parte seconda

Quando penso agli uomini ed alle donne della Destra Storica, rivoluzionaria anche se per molti aspetti aristocratica, che spesero la vita ed in moltissimi la persero nell’attuazione del sogno dell’Italia, una, libera e indipendente, la fantasia li vivifica nella suggestione di un’epopea delusa e diserta. Uomini che si chiamavano Camillo Benso di Cavour, Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, e lo stesso re Vittorio Emanuele II e che pur di fare l’Unitá d’Italia seppero unirsi con i repubblicani della sinistra storica e che superando ogni divisione ideologica ci diedero le Costituzioni e la democrazia. Donne come Eleonora Pimentel Fonseca impiccata dai Sanfedisti del Cardinale Ruffo e che sul patibolo, giá con il cappio al collo, citando Virgilio, disse:” Forsan et haec olim meminisse iuvabit “ ( forse persino di questi avvenimenti la memoria ci sará d’aiuto); o come Enrichetta De Lorenzo, moglie di Carlo Pisacane che ininterrottamente sostenne ed assecondò nella sua missione politica e militare; o come Giuditta Tavani Arquati che il 25 Ottobre 1867 fronteggió con altri 15 patrioti diverse centinaia di zuavi per consentire la ritirata dei difensori dell’avanposto, ma alla fine, incinta, cadde trafitta dalle baionette degli zuavi accanto al figlio di 14 anni ed al marito; o come Rosalia Montmasson Crispi che con i mille di Garibaldi si imbarcó a Quarto il 5 Maggio 1860; o come Colomba Antonietta Porzi che a 21 anni, tagliati i capelli e vestita una divisa da ufficiale combatté con il marito nella campagna del Veneto nel 1848 e l’anno seguente a difesa della Repubblica Romana distinguendosi tra i piú ardimentosi difensori delle mura. Colpita dalle schegge di un proiettile d’artiglieria cadde tra le braccia del marito esclamando: “ Viva l’Italia “ e morí; o come Cristina Trivulzio di Belgioioso e Virginia Oldoini Verasis nota come la Contessa di Castiglione, che spesero la vita ( ed anche l’onorabilitá come fu per la Contessa ) per la causa italiana; donne che quando Garibaldi giunse a Napoli erano diventate quasi duemila ed andavano in battaglia col sottanone lungo fino ai piedi e con il cappellino e il fucile (come magistralmente ci descrive Oriana Fallaci ) e come alcune iconografie dell’epoca ci mostrano. Una per tutte, a condensare la gloria di tutte, Ana Maria de Jesus Ribeiro ovvero Anita Garibaldi che fino alla morte combatté con il marito per l’Unitá d’Italia. Questa è Destra storica che seppe donarci quella libertà, quella dignità, quella identità che sfociarono in quella repubblica democratica che oggi, platealmente e vergognosamente stiamo svilendo ed infangando, col servile atteggiamento di un popolo di eunuchi.

Con tanto sacrificio e tanto sangue il popolo d’italia attraverso i secoli seppe affrancarsi dal giogo dei tiranni, fossero i Borboni o i Francesi o gli Austriaci o, piú recentemente i Nazifascisti, con l’impeto inarrestabile delle coscienze anelanti all’affermazione della propria dignitá e identitá nazionale per l’ottenimento della libertá e della democrazia. Non fuggí mai il popolo d’Italia davanti al tiranno, ma lo osteggió in ogni modo, lo combatté ad oltranza ed infine lo vinse. Altri popoli spezzarono il giogo dei rispettivi tiranni con lotte lunghe e sanguinose: ne è chiaro esempio la Rivoluzione Francese che con la presa della Bastiglia, la marcia su Versailles e la Costituzione del 1791 prefiguró la fine della monarchia avvenuta poi il 21 Gennaio 1793 con la decapitazione del re Luigi XVI nella “ Place de la Revolution ( oggi Place de la Concorde) “ a Parigi, cosí eliminando i privilegi dell’ Ancien Régime e nel contempo emanando la “ Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino “ che è il fondamento delle “ Costituzioni “ moderne. Altro chiaro esempio a noi molto piú vicino, almeno da un punto di vista temporale, è la Rivoluzione Russa che portó nel 1917 alla distruzione dell’impero zarista dei Romanov e nel 1922 alla formazione dell’Unione Sovietica a seguito della Guerra Civile Russa. Questi esempi stanno a dimostrare che per conseguire libertá, benessere, dignità e democrazia si deve combattere l’oppressore e non fuggire migrando altrove ed invadendo il territorio altrui. Cosa che invece, con metodica protervia, le orde vandaliche di migranti invasori clandestini pervicacemente attuano per mare e per terra, dall’Africa e dall’Asia. Costoro, nemmeno si pongono il problema morale di lottare per la propria terra, per la propria dignità, per la propria identità, per la propria libertà, ma scappano: scappano a prescindere. L’incommensurabile viltá, l’abissale miseria morale di costoro, supera di gran lunga il concetto di disertore, fin dalla sua semantica, e li rende indegni di qualsivoglia pietá, di accoglienza e di aiuto. Non ne hanno diritto e noi non abbiamo alcun dovere di dargliene. Arrivano a migliaia, in massima parte giovanotti atletici e ben pasciuti ed è estremamente raro vederne di macilenti, provati dalla fame. Approfittano, costoro, della dabbenaggine e dell’ignavia dell’occidente per scroccare a sbafo quel benessere e quella libertà che non sanno conquistare a casa loro, per portare il proprio lerciume morale e fisico nelle nostre cittá, diffondendo un degrado minante della cultura, della libertá, della sicurezza, della salute, dei popoli d’Europa. Diverso è il discorso delle donne che, se madri con minori al seguito vanno in ogni modo assistite aiutate ed accolte.

Tuttavia, se gli immigrati invasori sono gli autori materiali di tale degrado, una responsabilità ben maggiore è da ascriversi a chi asseconda e favorisce l’immigrazione clandestina: il “GRANDE PAESE” dei governi della moderna sinistra (che non è piú sinistra perché nulla ha a che vedere con la Sinistra Storica) e dei suoi ciarlatani politicanti che con l’operazione “ Mare Nostrum “ non solo hanno traghettato in Italia decine di migliaia di barbari senza patria, né dignitá, né onore, ma hanno tra costoro e tra i partenti diffuso il convincimento della liceitá all’ìnvasione, del diritto all’invasione, del dovere dei popoli europei invasi all’accoglienza ed al mantenimento. Non a caso la UE giorni fa ha accusato il governo Renzi di essere responsabile dell’invasione dei clandestini in Europa prefigurandone un danno economico e morale incalcolabile. In ben misera considerazione è tenuta l’Italia nel consesso delle nazioni, nulla conta.

I danni che i governi di sinistra ( e il governo Renzi ne è l’indiscusso campione ) hanno recato all’Italia, messo da parte il problema europeo dei migranti, investono purtroppo ogni settore del vivere sociale e vanno dall’immiserimento umanistico-culturale nella didattica scolastica e all’impoverimento delle risorse per la ricerca, alla cleptocrazia in un disegno mafioso e plutocratico, alla disgregazione della famiglia naturale e tradizionale per il riconoscimento delle unioni civili prodromiche al matrimonio tra omosessuali ed alla adozione di minori, alle leggi frustranti ed umilianti per la Forze dell’Ordine ma minimizzanti la gravitá del crimine ed indulgenti nella certezza della pena, agli ammiccamenti a quelle fucine di mestatori, di asociali depravati, di sovversivi, che sono i centri sociali. Udite, udite: è di pochi giorni la notizia che il Bergoglio Papa elogiando l’azione dei centri sociali li ha esortati a proseguire nella loro opera a favore degli ultimi. A costui poco importa che i centri sociali siano espressione di violenza, di tracotante prevaricazione avverso chiunque abbia idee e proposte figlie di una societá matura e civile ed allora eccolo cimentarsi in esternazioni lapidarie dopo le quali rimane per un tempo indefinibile con la bocca spalancata, forse egli stesso esterrefatto dalle sue elucubrazioni. Fino a quando dovremo sopportare le ingerenze che dal Vaticano pressoché giornalmente muovono per bocca del suo capo-bastone? Dovremo forse assistere alla restaurazione del potere temporale del Papa-Re secondo la teocratica visione di Pio IX ? Ahinoi, il “ GRANDE PAESE “ che nella proluvie verbale dei cleptocrati della sinistra ricorre in modo tanto ossessivo quanto inopportuno, anche per obnubilare l’evidente lenocinio insito nell’ affare “profughi”, sta giorno dopo giorno crollando mentre, al di lá dal mare, l’Isis scruta e valuta la nostra debolezza e pregusta il momento opportuno per agire.

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