I PAPI I SANTI LE TRAPPOLE – Atto 5°

Appare del tutto evidente l’arrogante pretesa dei Papi, di allora come di oggi, di essere assolutamente infallibili in materia di fede, ovvero nell’enunciazione di intuizioni teologiche e dogmatiche avverso le quali qualsiasi dissenso filosofico o scientifico veniva bollato come eresia, e quindi da indagarsi e condannarsi secondo i pronunciamenti del tribunale della  “Santa Inquisizione” o del “ Sant’ Uffizio “. Il caso piú clamoroso che sintetizza e nel contempo sconfessa la pretesa infallibilità dei Papi anche nell’imposizione di dogmi di origine biblica, pur anche supportati da elucubrazioni filosofiche, è il processo a Galileo Galilei ( ma prima  è bene ricordare che la vecchia tesi dell’ infallibilità dei Papi fu elevata a dogma dal Papa Pio IX nella costituzione dogmatica “ Pastor Aeternus “ del 7 Dicembre 1869 nel Concilio Vaticano I da lui indetto). A condurre inizialmente l’inchiesta fu quello stesso cardinale Roberto Bellarmino che pochi anni prima (nel 1600 ) aveva fatto condannare al rogo Giordano Bruno, e quindi grande fu il timore che Galileo ne dovesse seguire la sorte se non avesse pubblicamente abiurato le sue teorie, ma Bellarmino muore il 17 Settembre 1621

Come è noto, da sempre la Chiesa condivideva la tesi dell’astrologo, astronomo e geografo greco Claudio Tolomeo che nel suo trattato di astronomia, l’Almagesto, formuló la teoria geocentrica, che consisteva nel porre la terra immobile al centro del sistema solare, con il sole e la luna con un loro proprio epiciclo che ruotavano intorno ad essa. Questa teoria, condivisa dallo stesso Aristotele, rispondeva pienamente alle enunciazioni dogmatiche della Bibbia, quindi la Chiesa non ammetteva teorie diverse, considerandole eresia. Niccoló Copernico, canonico ed astronomo polacco vissuto dal 1473 al 1543 formuló con il suo trattato “ De Revolutionibus orbium coelestium “ la teoria eliocentrica, che proponeva il sole al centro di un sistema di pianeti, quindi anche con la terra e la luna, che gli orbitavano attorno.  Il 24 Febbraio 1616, durante il papato di Paolo V, il Sant’ Uffizio condannò la teoria copernicana perché contrastante con le Sacre Scritture e con i principii della fede che poneva la terra al centro dell’universo.  Non ebbe peró a subire provvedimenti dagli inquisitori perché nella prefazione al tratattato Andrea Osiander (mistificando il pensiero di Copernico ) si premuró di definire il modello copernicano una semplice costruzione matematica utile ai calcoli ma non corrispondente al vero.

Galileo Galilei non solo condivise pienamente la teoria eliocentrica copernicana, ma verso la fine del 1623 pubblicó un volume: “ Il Saggiatore “  ove trattando del moto dei corpi celesti confermava la teoria copernicana affermando che il progresso della conoscenza umana non puó essere condizionato da posizioni dogmatiche. Inoltre il 21 Febbraio 1632 pubblicó la sua piú importante opera, il Dialogo sopra i dee massimi sistemi del mondo “ definitivamente  sconfessando la teoria geocentrica e nel contempo avvalorando scientificamente il sistema eliocentrico. La Chiesa, era Papa allora Urbano VIII ( alias Maffeo Barberini ) vide nel “ Dialogo “ un attacco diretto al binomio teologia-filosofia reputato unico accertamento della verità, considerando la scienza del tutto subordinata alle discipline teoriche. Costituí un aggravante il fatto che il testo era scritto in italiano (ovvero in volgare ) e quindi destinato alla massima divulgazione, quando era d’uso che le opere destinate agli studiosi fossero scritte in latino ( onde evitare l’acculturamento delle masse ). Il Papa Urbano VIII, sollecitato dai gesuiti, nel Luglio 1632 ordinó al Sant’ Uffizio il ritiro di tutte le copie del “ Dialogo “ in commercio e di procedere con il processo inquisitorio avverso Galileo che, il 12 Aprile 1633 giunto a Roma fu arrestato dal tribunale dell’inquisizione con l’accusa di eresia.

Il 22 Giugno 1633, nel convento domenicano di Santa Maria sopra Minerva,  inginocchiato davanti agli “inquisitori generali contro l’eretica pravitá” cardinali: Gaspare Borgia, Felice Centini, Guido Bentivoglio, Desiderio Scaglia, Antonio e Francesco Barberini, Laudavio Zacchia, Berlinghiero Gessi, Fabrizio Verospi,  Marzio Ginetti che avevano emesso la sentenza di condanna, Galileo fu costretto all’abiura, con l’impegno a non piú insegnare e diffondere i contenuti del suo “ Dialogo “ e le teorie copernicane, e condannato agli arresti domiciliari nella sua casa di Arcetri in considerazione della sua etá di 70 anni. Qui morí  l’8 Gennaio 1642 e venne tumulato nella Basilica di Santa Croce a Firenze. Solo 359 anni dopo, il 31 Ottobre 1992, Papa Giovanni Paolo II ( Karol Wojtyla ) a conclusione dei lavori di un’apposita commissione riconobbe gli errori commessi, dovendosi arrendere all’evidenza scientifica, con buona pace dei dogmi biblici e dell’infallibilitá dei Papi.  I quali Papi, da sempre nel momento dell’avvenuta elezione, si fregiavano e si fregiano dell’appellativo di “ Santitá “ e di “ Santo Padre “: questa pretesa, conato di arroganza e superbia, la dice lunga sul loro agire in contrasto agli insegnamenti di Cristo, ma guai a contestare: l’accusa di eresia era pronta, e le conseguenze anche.   Il Papa Giovanni Paolo II con l’ abituale disinvoltura il giorno 3 Settembre 2000 dichiaró “ Santo “ Pio IX ( alias Giovanni Maria Mastai  Ferretti) con questo ancora una volta dimostrando l’ambigua sua indole.

A questo punto é doveroso un riferimento alla “ Giornata del perdono “ indetta da Giovanni Paolo II il 12 Marzo 2000 in occasione del Giubileo per chiedere perdono “ per le forme di antitestimonianza e di scandalo “ praticate dal clero nell’arco della storia. A tale scopo  un nutrito gruppo di esperti storici, all’uopo incaricati dal Papa, nel 2003 pubblicarono per la Biblioteca Apostolica Vaticana un ponderoso volume dal titolo: “ L’Inquisizione – Atti del Simposio Internazionale “ dal quale risultava che gli eretici mandati al rogo nel corso di 600 anni di orrori erano solo 99. Questi esperti, e lo stesso papa Wojtyla, erano ben consci che era praticamente impossibile esporre una cifra esatta del numero delle vittime, perché dal 1600 in poi l’Inquisizione stessa fece sparire il maggior numero possibile dei verbali di processi e sentenze; perché nel corso dei secoli dell’orrore, spesso il popolo esasperato assaltava i tribunali dell’Inquisizione distruggendo tutti gli archivi che oltre all’elenco dei condannati contenevano anche quello dei sospettati; perché Napoleone quando conquistó l’Italia sequestrò tutti gli archivi portandoli a Parigi per approfondire le indagini ( 7900 pezzi dei quali solo una piccola parte è tuttora intatta ); perché con la presa di Roma ( 20 Settembre 1870 – 3° guerra d’indipendenza – Breccia di Porta Pia ) e con la sua annessione al Regno d’Italia e la conseguente fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi i funzionari della  “ Congregazione del Santo Uffizio “ distrussero la documentazione processuale relativa agli anni dal 1772 al 1810 che non era stata trasferita a Parigi. Inoltre in Spagna, dopo l’abolizione dell’Inquisizione, il popolo bruciò gran parte degli archivi contenenti i dati dei processi e delle condanne. A Palermo il viceré Domenico Caracciolo fece bruciare tutti gli archivi per tutelare le persone segnalate all’Inquisizione che, solo in quella cittá, contava su ben 25.000 funzionari inquisitori.

Giovanni Paolo II avvalorando quindi i dati numerici riportati nel volume, con la evidente intenzione di minimizzare gli orrori perpetrati, operó una vera e propria fariseica mistificazione in una omertosa azione di mafia clericale: e Papa Francesco ( Bergoglio ) lo ha fatto santo !

Da un esame dei documenti rimasti, molti ancora custoditi negli archivi comunali di varie cittá, si desume che le vittime innocenti dell’Inquisizione assommino a circa 500.000, escludendo dal novero i 100-150 mila cátari, uomini, donne, bambini, scannati in poche ore a Bezieres il 22 Luglio 1209; come pure sono escluse dal novero le vittime che i conquistadores Spagnoli e Portoghesi fecero nelle terre di conquista imponendo ai nativi la religione cristiana. È inoltre opportuno ricordare che fin dalla nascita dell’Inquisizione, il reato d’eresia da crimine religioso era stato esteso anche  a crimine contro lo stato per volere del Papa Innocenzo III con la bolla del 25 Marzo 1199 “Vergentis in senium “, atta a coinvolgere accanto alla Chiesa tutti gli stati. In questa operazione si vede chiarissima non solo la volontà di facilitare la confisca dei beni degli inquisiti grazie all’appoggio della soldataglia, ma sopra tutto emerge il disegno di instaurare stati a regime teocratico. Uno stato teocratico poggia essenzialmente su due cose, l’una di compendio all’altra: l’ignoranza e la miseria. Maggiore è l’ignoranza, piú facile è l’indottrinamento programmato per il mantenimento del potere; maggiore è la miseria, meno facile è l’acculturamento dei sudditi e quindi la critica al sistema. L’imperativo era di  divulgare solo le Sacre Scritture ed insegnare sulla base della teologia-filosofia considerando fuorviante ogni teoria scientifica. È lo stesso disegno oscurantista che tutt’oggi vediamo in taluni stati islamici a regime teocratico.

In parte e per alcuni periodi storici i Papi riuscirono ad attuare questo disegno alleando la Chiesa alle mire espansionistiche e predatorie di alcuni re di stati e staterelli europei, ma proprio l’estrema variabilitá delle politiche dei regnanti e delle loro alleanze, ne frenó ed impedì il consolidamento e l’estensione. Unica eccezione, l’Italia, per la presenza del cuore pulsante della piovra: il Vaticano che negli Stati Pontifici,  in alcune cittá-stato, nelle regioni del Sud-Italia, ma soprattutto grazie alla politica accentratrice del Papa Alessandro VI ( Rodrigo Borgia ) quivi ebbe successo, almeno fin tanto che, nella gloriosa epopea del nostro Risorgimento, con la “ Presa di Roma – breccia di Porta Pia “ questa fu annessa al Regno d’Italia e fu posto termine allo Stato Pontificio di Pio IX. Nel frattempo peró  Lo Stato Italiano, con la “ Legge delle Guarentigie “  del 13 Maggio 1871 stabiliva unilateralmente i diritti e i doveri dell’ autoritá papale., ma il Papa, ritiratosi in Vaticano, si rifiutò di riconoscere lo Stato Italiano e, dichiarandosi prigioniero politico sostenne fino alla morte ( 7 Febbraio 1878 ) il diritto al potere temporale dei Papi. Il disegno di uno stato italiano teocratico sembrava tramontato ma cosí non fu perché il giorno 11 Febbraio 1929, nella Chiesa di San Giovanni in Laterano, Benito Mussolini allora a capo del governo italiano e capo del movimento fascista, cedendo alle forti pressioni dei cattolici e del clero capeggiato dal Papa Pio XI ( Ambrogio Damiano Ratti ) ed in vista di avviare la sua politica coloniale in Africa, firmó il piú scellerato degli accordi: i Patti Lateranensi che videro il Papa esultare indicandolo come “ Uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare “. Con questo accordo, osteggiato dagli intellettuali liberali, dal filosofo Benedetto Croce, dal senatore fascista professor Scialoja e da Luigi Albertini, lo stato italiano rinunciava al principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge dando enormi privilegi alla Chiesa e rendendo l’Italia uno stato a regime “ semi-teocratico “. Tutti i sacrifici ed il sangue versato per il Risorgimento Italiano, per un’Italia unita nell’unica capitale da sempre idealizzata: Roma, venivano d’un tratto resi vani e cancellati. La Chiesa tornava in possesso degli antichi poteri, poteva eternare il suo arricchimento e la sua corruzione. Tutto puó essere perdonato a Mussolini ma non mai questo inverecondo accordo che ci condanna a una diarchia forse  unica al mondo intero, un’anomalia che scontiamo sopportando immobilismo legislativo, conservatorismo e privilegi di casta.

Negli anni che seguirono e fino ai giorni nostri fu tutto un susseguirsi di trame politiche nazionali ed internazionali, di spregiudicate politiche economiche che il Vaticano con le proprie banche, con lo IOR- Istituto per le Opere Religiose ( non dimentichiamoci gli intrallazzi del banchiere di Dio, cardinale Marcinkus, appartenente all’ala vaticana massonica, con la loggia P.2, con le banche fallimentari di Sindona ) condusse in aperto disprezzo e non onorando gli accordi economici con lo stato italiano relativi alla vicenda Immobiliare di Roma, al riciclaggio della tangente Enimont ed altri scandali economici via via palesatisi. Si arriva cosí alla morte del banchiere Roberto Calvi, trovato impiccato  a Londra  il 18 Giugno 1982 sotto il “ ponte dei frati neri “ e si parló di “ suicidio e poi  di omicidio “ a seguito del fallimento del Banco Ambrosiano che vide coinvolto Sindona e lo stesso Marcinkus  ( l’ombra nera di costui aleggió sinistra anche nel sospetto che accompagnò la morte improvvisa del papa Giovanni Paolo I – alias Giovanni  Luciani  per ill quale il collegio dei cardinali rifiutò sempre l’autopsia ). In una rara intervista Marcinkus disse: “  Ma si puó vivere in questo mondo senza preoccuparsi del denaro ? No, non si puó dirigere la Chiesa con le Avemaria “.

Come si evince da questo sommario e frammentario escursus sul millenario operato della Chiesa e dei Papi piú o meno santificati, l’imperativo per i ministri del culto non fu mai l’attuazione della parola di Cristo nel suo esempio, ma sempre e solo la ricerca del potere, l’arricchimento, la prevaricazione fino alle conseguenze estreme del crimine, in ció identificandosi come la peggiore di tutte le mafie. Nel Vaticano è la sua cupola con i suoi capi-bastone corrotti e corruttori. Gli accadimenti criminosi sempre giustificati con esigenze di autotutela o di tutela della fede, reiterati nel tempo, giungono fino a noi con la santificazione in quantitá industriale di Papi, come l’ambiguo esempio di Papa Francesco oggi dimostra. Il farsi ottundere la mente dalla bonomía delle sue parole nella ricerca del troppo facile consenso popolare in esternazioni di lapalissiana evidenza quasi fossero rivelazioni teologiche, dimostra come l’acculturamento medio delle masse, non consenta loro una serena analisi critica atta a distinguere e separare la fede dai predicatori farisei. La vera fede ha poco o nulla a che fare con il fideismo fanatico che sempre e comunque trova il modo di giustificare l’azione degli operatori di simonia, di mercimonio, di corruzione, di menzogna.

 Fin tanto che accetteremo imbelli e succubi la dominanza Vaticana, fin tanto che non saremo capaci di liberarci fisicamente dei falsi profeti derattizzandone la sede istituzionale, rinominando quindi i palazzi Vaticani a sola ed esemplare attrazione museale, rimarremo un popolo di bigotti illusi e socialmente arretrati nel contesto internazionale.

www.cesareniluigi.it

   

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