Propongo qui di seguito due poesie ( sonetti ) che il Carducci scrisse in anni diversi ma che entrambe rivelano lo struggimento dell’animo suo per la morte dell’amatissimo fratello Dante avvenuta per suicidio il 4 Novembre 1857 a soli 24 anni. Il luttuoso fatto avvenne a Santa Maria a Monte, paesello nel quale il loro padre svoleva l’opera di medico condotto. Poco meno di un anno dopo, nella stessa località, il giorno di Pasqua 4 Aprile 1858 il Poeta scriveva questa lirica rievocando il fratello che, incurante della natura in fiore, arrovellandosi nel suo dolore ed irato per la sua triste giovinezza covava pensieri di morte. Lo rivede venire a quel giorno festivo, rivede il suo lucente sguardo e il suo sorriso mesto. Ode ancora il suono della sua voce. Nell’ultima strofa il Poeta contrappone in mirabile sintesi l’allegrìa nella devozione del giorno di festa con la tetra immagine della terra del tumolo.
QUI DOVE IRATO….
Qui, dove irato a gli anni tuoi novelli
Sedesti a ragionar co’l tuo dolore,
Veggo a’ tepidi sol questi arboscelli,
Che tu vedesti, rilevarsi in fiore.
Tu non ti levi., o fratel mio. D’amore
Cantan su la tua fossa erma gli uccelli:
Tu amor non senti; e di sereno ardore
Più non scintilleran gli occhi tuoi belli.
Ed in festa venir qui ti vid’io
Oggi fu l’anno; e il dire anco mi sona
E ancor m’arride il tuo sorriso pio.
Come quel giorno, il borgo oggi risona
E si rallegra del risorto Iddio,
Ma terra copre tua gentil persona.
Giosué Carducci
4 Aprile 1858
da Juvenilia