Carducci: “MEMINISSE HORRET”

La poesia di Giosuè Carducci con la quale apro questa rubrica è: MEMINISSE HORRET che in libera traduzione significa : ricordarsi inorridisce – oppure: orribile ricordo.

Il Poeta, destatosi da un sonno onirico, racconta l’orribile incubo al quale fu soggetto, e prega che gli si tolga ogni conoscenza dell’evento, isolandolo dal mondo circostante. In una surreale atmosfera giallastra nella quale domina un fetore di cadaveri decomposti, si invertono i ruoli storici dei personaggi dell’epoca Medicea. Così le campane di Firenze che furono invocate da Piero Capponi a raccolta del popolo fiorentino in risposta alle pretese di resa dell’emissario di Carlo d’Angiò che disse minacciando l’attacco: ” suoneremo le nostre trombe ” ed ebbe in risposta da Piero Capponi: ” e noi suoneremo le nostre campane “, nell’incubo suonano a gogna e disprezzo di Piero Capponi. Così i colli fiorentini che durante l’assedio di Firenze portato dalle milizie imperiali di Carlo V e quelle papaline di Clemente VII furono ricoperte dai cadaveri degli assedianti, nell’incubo sono invase da una esangue torma salmodiante il Miserere. Così l’eroe Francesco Ferrucci che morente si rivolse a Maramaldo che stava per finirlo a pugnalate dicendogli: ” vile, tu uccidi un uomo morto ” nell’incubo gli chiede pietà. E ancora: Giano della Bella, quasi a chiedere comprensione e pietà, mostra l’oltraggio subìto da Berto Frescobaldi, e Dante Alighieri scaduto a servile cicerone accompagna i visitatori in Santa Croce svilendo l’Italia e il popolo Italiano, lui che, precorrendo gli eventi e la storia, può a diritto annoverarsi tra i padri fondatori dell’Italica Patria.

In un crescendo di vergogna ed orrore l’incubo mostra Niccolò Machiavelli, in onta alla sua morale ed al suo credo civile e politico, nel ruolo di ruffiano della sua stessa madre, adescando il viandante con elegiache anticipazioni di baccanali dissacratori.

La poesia vuole rappresentare una società decadente e corrotta, avulsa da sentimenti di dignità ed orgoglio, di amore per la propria Patria, giusto quello che stiamo oggigiorno vivendo.


MEMINISSE HORRET

Sbarrate la soglia, chiudete ogni varco,
Gittatemi intorno densissimo un vel !
D’orribile sogno mi preme l’incarco:
Ho visto di giallo rifulgere il ciel.

Un lezzo nefando d’avello e di fogna
Uscia dal palagio che a fronte ci sta:
Le vecchie campane suonavano a gogna
di Piero Capponi per l’ampia città.

E giù da’ bei colli che a’ di del cimento
Tonavan la morte sul fulvo stranier
Un suon di letane scendea lento lento
e pallide torme dicean – Miserer. –

Con giunte le mani prostrato il Ferruccio
Al reo Maramaldo chiedeva mercè,
E Gian de la Bella levato il cappuccio
mostrava lo schiaffo che Berto gli diè.

E Dante Alighieri vestito da zanni
Laggiù in Santa Croce facea il ciceron,
Diceva ” Signori, badatevi a’ panni !
Entrate, Signori: voi siete i padron.

Che importa se l’onta più, meno, ci frutti ?
Io sono poeta nè so mercantar.
Il ghetto d’Italia dischiuso è per tutti.
Al popol d’Italia chi un calcio vuol dar ? “

E dietro una tomba vid’io Machiavello
de l’occhi ammiccare con un che passò
E dir sottovoce: ” Crin morbido e bello,
Sen largo ha mia madre; nè dice mai no.

Son fori fulgenti di dorie colonne
I talami aperti di sue voluttà:
Su’l gran Campidoglio si scigne le gonne
e nuda su l’urna di Scipio si dà. “

                                               Giosué Carducci 15 Agosto 1867

                                                        da Giambi ed Epodi

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