Fusinato : “VIVA IL BLOOMERISMO”

Arnaldo Fusinato, con questa poesia soffusa di gentile amabilissima ironia, ci rappresenta un’epoca sfumata se non scomparsa dal comune ricordare, ma che tanta parte tenne nel cammino dell’emancipazione femminile, in un mondo soggetto e teso ai grandi rinnovamenti sociali  politici e culturali che lo caratterizzarono.

In America, negli anni dal 1848 al 1850 andó formandosi e rafforzandosi il movimento femminista, particolarmente attivo nel Iowa a partire dal 1852 grazie ad Amelia Jenks Bloomer che profuse la sua attività anche al movimento vegetariano. A lei si devono significativi richiami alla riforma della moda femminile che in un vestire piú agile e meno ingombrante dava alle donne maggior libertá e scioltezza di movimento senza nulla togliere alla loro leggiadrìa ed eleganza. Tuttavia non mancarono gli eccessi che il nascente mondo femminista, radicalizzato in una ostentato riformismo, per  alcuni anni sminuirono il valore  delle rivendicazioni della moda femminile: furono cosí adottati ampi pantaloni raccolti e chiusi alle caviglie, simili ai pantaloni indossati dalle donne in Medio Oriente ed in Asia centrale, accompagnati e sormontati da una corta giacca e da un gilet o da una gonna. Per scimmiottare il vestire e il portamento maschile in un fasullo intento progressista  non mancarono cravatte, lucenti bottoni metallici, occhialino monoculare, piumato cappello calabrese, sigaro,  e un modo d’incedere a lunghi passi che destarono l’ironia della stampa e talvolta le molestie per strada.

VIVA IL BLOOMERISMO

Allegre, mie donne! d’un’era novella
La splendida stella – già veggo apparir:
Lo strascico informe, che i piedi v’ annoda,
Nel ciel della Moda – sta presso a svanir;
Tramontan le cuffie, s’ecclissan le gonne …
Un’era novella v’attende; o mie donne!

Di nastri, di blonde, di crépe, di percalli,
Di sciarpe e di scialli – s’accenda un falò;
E unanime un grido dovunque risuoni)
Evviva i calzoni! – salute ai paltò!
All’ossa spolpate dell’inclite nonne
Lasciamo in legato le rancide gonne.

Ma voi, mie donnine, sì fresche, sì belle,
Le viete gonnelle – buttatele giù:
Intorno alle gambe venti aune di stoffa (1)
Ell’era ben goffa -la moda che fu.
Venite, correte, copiate il modello
Che invia la Lionne del Mondo novello. (2)

Dall’orlo dei larghi calzon quadrigliati
Dell’uosa calzati – le spuntano i piè;
Discendon dal petto sull’agile fianco
Le falde d’un bianco – gilet di piqué,
E fuori dal breve taschin le balena
Dell’ aureo cilindro la ferrea catena.

Più snella si slancia la vita elegante
Dal drappo cascante – del suo casacchin;
Il grigio e piumato cappel calabrese
Allarga le tese – sul corto suo crin,
E in modo leggiadro l’azzurra cravatta
Ai lucidi e saldi soldini s’adatta.

Nell’occhio ha la lente, poggiato sul mento
Sta il pomo d’argento – del breve écoutez; (3)
Ha il sigaro acceso tra il labbro gentile,
Al passo maschile – costrinse il suo piè;
E quando saluta, con stretta cortese
V’impalma e vi scuote la mano all’inglese.

Oh, provvida Moda, riforma sublime
Che l’onta redime – di barbare età!
Già scuote l’infamia del giogo profano
Del genere umano – la cara metà,
E in barba dei gravi moderni Catoni
Si strappa le gonne, s’allaccia i calzoni.

Oh provvida Moda, che al fragile sesso
La via del progresso – dischiudi cosi!
Per te svincolate le gambe saranno,
Né più torneranno – que’ barbari di
Che in giro la donna, gentil Cirenea,
Di dieci sottane la croce traea.

Non più dalla coda, che in terra si volve
Un turbin di polve – vedrem sollevar;
Non più, donne care, quei vostri visetti .
Tra i pizzi e i merletti – dovremo snidar;
E più castamente saprem se ·la sorte
Vi diede le gambe ben dritte o ben storte.

Oh provvida Moda! l’avaro marito
Il cielo col dito – già tocca per te!
Un tempo le note dell’empia modista
Coprivan la lista – dell’annuo budget;
Adesso le mogli, gioite, o mariti!
Saranno l’eredi dei vostri vestiti.

D’un vecchio tabarro faranno un mantello,
Un bel giubberello – d’un ex frac-paré;
Godranno in comune camicie e calzoni,
Bretelle e speroni, – cravatte e gilets,
E invece di cuffia, la sera nel letto
Del caro marito porransi il berretto.

– «Che moda indecente! » nel mondo ignorante
Da qualche pedante – gridando si va.
« Che moda indecente! » risponde la voce
Di qualche feroce – sbiadita beltà;
E voi ripetete senz’altro all’audace
D’un’anglica Bloomer il frizzo mordace.

– «Che moda indecente! » – gridava una certa
Che andava scoperta – le spalle ed il sen
«Eh niente, mia cara, rispose la bella,
La vostra gonnella – che spazza il terren,
Alzatela al collo d’un sedici dita,
E sì com’io sono, sarete vestita. »

Si grida la croce al nuovo vestito;
lo nulla d’ardito – ci posso trovar.
Se è ver che le donne da tante stagioni
In casa i calzoni – son use a portar,
Davvero una sorda ragione non veggio
Perché non li porti puranco al passeggio.

– Il canto di guerra su dunque s’intuoni:
Evviva i calzoni! – salute ai paltò!
Di lacere cuffie s’inalzi un trofeo,
Il vostro Tirteo, – mie belle, sarò, (4)
E al noto proclama rubando uno squarcio,
– O donne, vi grido, seguitemi, io marcio! (5)

Seguitemi! io marcio sul reo pregiudizio
Che il vecchio edilizio – non osa scrollar;
Seguitemi! io marcio sul popol rubello
Che all’idol novello – rifiuta l’altar,
E accuso e proclamo Codine le donne  (6)
Che l’anno venturo non smetton le gonne.

                                                                                                                       Arnaldo Fusinato

                                                                                                                         Dicembre1854
                                                                                                                     ( da Poesie Gioiose )
                                                                                                                                         
(1)  Auna: antica misura di lunghezza Francese e Belga usata prima dell’adozione del sistema metrico decimale
(2)  Lionne: Leonessa, riferita  ad Amelia Bloomer.
(3)  Ècoutez: breve e raffinato bastoncino dal pomo d’argento, usato per toccare le spalle di un interlocutore onde invitarlo ad ascoltare piú attentamente le proprie argomentazioni.
(4)  Tirteo: poeta e condottiero Spartano, zoppo e deforme, che combatté per Sparta nel 650 a.C. nella seconda guerra messenica.
(5)  Seguitemi, io marcio: dal proclama dell’ex Presidente della Repubblica Francese Luigi Napoleone Bonaparte all’epoca del colpo di stato del 2 Dicembre 1851.   Anche parafrasi della famosa frase “ se avanzo, seguitemi, se indietreggio, uccidetemi, se mi uccidono, vendicatemi “ che il 13 Aprile 1793 Henri de Vergier conte di Rochejaquelair al comando di un contingente militare nella guerra di Vandea rivolse  ai suoi soldati per incitarli al combattimento.

(6)   Codine: reazionarie, retrograde.

 

 

 

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