La recente elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America apre, non solo in quella grande nazione, a speranze in un futuro migliore e condiviso sia in questioni di politica economica, sia di politica estera che, particolarmente in Italia oggi appaiono disattese quando non addirittura affossate. La folle condivisione della pletora partitica di sinistra dei diktat del Soviet dell’Unione Europea che a Bruxelles ha concentrato burocrati cinici, insipienti e tendenzialmente apolidi ha creato dissesto economico per la perdita del lavoro conseguente alla delocalizzazione delle nostre industrie; concorrenza sleale da parte di Paesi a bassissimo costo nelle attività produttive di industria e commercio; decadimento morale e culturale nella popolazione per la promulgazione di leggi omofile ipocrite e giacobine a contrasto della omofobia e con teorie genetiche destabilizzanti la psiche ( teoria Gender ); offuscamento dell’orgoglio e dell’identitá nazionale con la gratuita accusa di xenofobia e razzismo e, quel che è peggio, con l’umiliazione delle nostre Forze dell’Ordine costrette a subire senza potersi difendere; perdita della condivisione dai valori giudaico-cristiani caratterizzanti la nostra essenza storica con l’accreditamento del mondo e del credo islamico. Tutto in nome del “ politically correct “. In gran parte l’esatto contrario del programma politico di Donald Trump.
Quest’uomo, fatto segno d’immenso livore covato nei dorati ed ovattati salotti degli intellettuali radical-chic, delle icone del cinema, delle star dello spettacolo e della canzone quanto mai volgari ed osceni, che non sapevano e non volevano discostarsi dalle compiacenze dell’establishment dell’abbronzatissimo con orecchie a sventola e della parimenti abbronzata culona ( chiedo venia per il mio linguaggio del tutto inusuale ma conseguente ai toni della ilare Hillary e dei suoi osannanti internazionali ) ha impostato il suo programma politico su tre pilastri fondamentali: Dio, Patria, Famiglia, moderno “Lancilot” nella difesa del regno. Barak Obama che passerà alla storia come uno dei peggiori Presidenti USA ( in compagnia dell’assai piú modesto ma non meno deleterio italico Presidente Giorgio Napolitano ) è riuscito nella non facile impresa di deprimere l’economia americana; di creare disoccupazione in quel dinamico Paese; di appoggiare con l’aperto convinto sostegno del suo Segretario di Stato Hillary Clinton guerre destabilizzanti nel mondo quali Iraq e Siria (con conseguente rafforzamento dello Stato Islamico) e Libia con tutti i guai che sta apportando all’Europa e particolarmente all’Italia; di ravvivare dissapori e contrasti ideologici-politici-territoriali con la Russia di Vladimir Putin che non puó non essere vista come partner indispensabile all’Europa, tanto quanto l’America, in un clima di cooperazione internazionale e di pace mondiale.
Nella citazione “ DIO” è presente un rafforzamento al contrasto dell’espansionismo islamico, sia come infiltrazione etnica che come predicazione coranica, ribadendo cosí le radici giudaico-cristiane del popolo americano pur nell’accoglimento di tutte le confessioni religiose purchè rispettose delle leggi e dell’ordinamento sociale e democratico. Dio è sempre presente nelle istituzioni americane, come simbolo e testimonio dell’identitá storica nella comune genesi delle popolazioni che nei secoli passati costruirono il popolo americano. Nella citazione “DIO” è presente il coinvolgimento di tutte le confessioni religiose Cristiane ed Ebraiche che costituiscono l’ossatura della Chiesa americana e sanciscono l’orgogliosa lidentitá ed unitá di quel popolo. Donald Trump ne fa il primo simbolo di mandato quanto dice: “ Saró il Presidente di tutti gli Americani”. Il cristianesimo, in una visione laica e politica, è percepito come il fondamento del sentire democratico giacché il Cristo ne diede ampia testimonianza dando pari dignità e diritti a uomini e donne, a ricchi e a poveri. Questa è l’America della borghesia media e medio-alta, del mondo operaio e rurale che hanno visto in Donald Trump il loro Presidente.
Nella citazione “ PATRIA “prorompe tutta la potenza dell’orgoglio americano nella consapevolezza della propria identitá, nell’amore alla propria bandiera, nel rispetto dei propri soldati, nel convincimento dei valori democratici e liberali. Donald Trump ne fa il secondo simbolo di mandato rinfocolando quel vasto sentimento patriottico che fu sempre dominante nel popolo americano riunendo nord e sud, bianchi e neri, in piedi sotto alla loro bandiera quando cantano commossi con la mano sul cuore l’inno nazionale. È un popolo giovane, scaturito da una cultura prevalentemente anglosassone, raffinata da influssi di popolazioni neo latine, giustamente orgoglioso nel dichiararsi Americano. La sua Patria è unica, sacra ed inviolabile, protesa nel rafforzamento di quel “sogno americano” del quale il neo-Presidente Donald Trump è custode e garante. L’hanno capito quegli americani che l’hanno votato a dispetto delle “politicamente scorrette” interferenze di Obama in campagna elettorale e dell’astiosa faziosità di gran parte della stampa abbagliata di progressismo ( che puzza tanto di neo-comunismo), l’hanno capito perché ormai affrancati dagli incanti dell’ipocrita ambiziosa sirena Hillary.
Nella citazione “ FAMIGLIA “ emerge l’incorruttibile convincimento di ogni americano della sua sacralitá come istituzione prima ancora che come patto tra uomini e donne, non lasciando spazio alle pseudo-famiglie omosessuali. In ogni americano è fortissimo il legame famigliare nonostante la frequenza dei divorzi che non distolgono dall’amore e dalla cura verso i figli. L’istituzione “Famiglia” è percepita come parte fondante della societá di uno stato democratico (nulla a che vedere con le beghe tra democratici e repubblicani) perché pur essa, al suo interno è speculare all’ordinamento statale. Donald Trump intende difenderla dall’abominio della teoria Gender che nei suoi cultori raggiunge l’apice della depravazione e che si evidenzia minante dell’ordinamento sociale perché minante dell’istituzione famigliare e quindi dello Stato. Trump non nega agli omosessuali i diritti dell’uomo libero in un libero Stato ma non li vuole artefici di condizionamento psicofisico e plagio verso altri esseri umani.
I dissidenti che in questi giorni si esibiscono in manifestazioni al grido “not my president” sobillati da certa stampa “progressista e neo-illuminista” (eufemismo per non dire neo-comunista), nel compiaciuto silenzio del trombato establishment quand’anche questo non ne sia motore, si pongono al di fuori della democrazia negando la prova dei fatti ad un Presidente eletto. Giudicano a priori dando un giudizio negativo ancor prima che Donald Trump abbia dato inizio al suo mandato. Gli italici intellettuali (?) dissidenti, taluni schiumanti livore riuniti in branco nel salotto-bene di Lilly Gruber, talaltri vaganti come coyotes rabbiosi nelle pagine di famose compiacenti testate giornalistiche ed incapaci di comprendere le ragioni del fallimento del credo progressista, si arrovellano in paranoiche elucubrazioni politiche ed analisi psicologiche su Donald Trump: non hanno capito ch’essi sono il vecchio che deve cedere il posto al nuovo che avanza. Come disse il Carducci nel suo inno “A Satana” (che a dispetto del titolo fu inno all’inarrestabile progresso umano): “ Un bello e orribile /// Mostro si sferra, /// Corre gli oceani, /// Corre la terra: /// Corusco e fumido /// Come i vulcani, /// I monti supera, /// Divora i piani ///…..”
Finalmente il “politically correct”, nato in America negli anni trenta ad opera di intellettuali di sinistra d’ispirazione comunista e manifesta forma d’ipocrisia istituzionale tesa a limitare la libertá di espressione caposaldo di una realtà democratica, con Donald Trump è morto e sepolto. Da anni sostengo l’assurditá del “politicamente corretto” dimostrando anche nei miei scritti di infischiarmene totalmente. Ricordo cosí, tanto per chiudere l’argomento, che l’immancabile professoressa saputella con me in disaccordo sul variegato mondo omosessuale in un commento sul sito virtuale, alla mia affermazione di infischiarmi del politicamente corretto, montando in cattedra mi redarguí aspramente in un articolo sul suo blog trasudante supponenza concludendo con l’affermazione: “…aveva goduto della mia stima…” (sai che goduria). Poi, non contenta, a tal punto spinse la sua arroganza da spedirmi una mail con la quale mi invitava a proseguire i miei commenti in anonimato, evidentemente pensando ch’io fossi uomo da nascondere la mano dopo aver lanciato il sasso. La saputella ignorava che esistono persone capaci di dissociarsi dal coro e non mai reticenti o pavide per le conseguenze delle proprie azioni. Quest’offesa fu gravissima e lesiva della mia dignitá, quindi troncai subitamente ogni rapporto virtuale ed epistolare.
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