Ho voluto aprire questa sezione proponendo alcune poesie di Giosuè Carducci, scelte tra quelle da lui stesso raccolte in: Juvenilia, Levia Gravia, Giambi ed Epodi, Rime Nuove, Odi Barbare, Rime e Ritmi, non con l’intento di scegliere tra le sue liriche migliori ( cosa assai difficile sia per l’Imponenza della sua opera poetica sia per la grande bellezza di ogni strofa e di ogni verso ) ma per contribuire, pur nel mio piccolo e con la mia modesta cultura, ad una maggior conoscenza del poeta e dell’uomo. Eviterò quindi di proporre le poesie che normalmente si studiano a scuola.
Ci troviamo di fronte ad un gigante della letteratura italiana che ha condensato nella sua opera poetica tutta la sua personalità anticonformista ed anticlericale, un animo dolce e sensibile pur nella corrente positivista che sconfessava il romanticismo, ma sempre estremamente combattivo. Diede grande apporto al repubblicanesimo, all’anticlericalismo, all’irredentismo, e per questa sua aperta opposizione al sistema politico di allora ebbe a soffrire con la sua famiglia povertà ed indigenza.
La necessità di provvedere alla famiglia in povertà gli impedì di partecipare, come avrebbe voluto, alla seconda guerra del Risorgimento e con amarezza disse: ” Uno che ha famiglia e non ha quattrini non può avere l’onore di morire per la patria “.
Quello che maggiormente gli fu nocivo fu quel suo manifestarsi fortemente anticlericale, insofferente del potere temporale della Chiesa e questo gli valse, e tutt’ora gli vale, la messa al bando dall’insegnamento scolastico per la maggior parte delle sue liriche, e la posizione di second’ordine di lui stesso come poeta. Ebbe a dire: ” Guai, guai, nella Scuola Normale, a colui che pensa “. Se fosse vissuto cento anni prima sarebbe stato processato per eresia e forse anche condannato a morte.
I suoi alunni ed allievi si giovarono moltissimo della limpidezza ed onestà del suo animo, e in molti di essi alimentò fortemente la passione per gli studi, per la libertà, per la patria, per la giustizia e per il culto del bello. Per molti anni il suo insegnamento improntò la cultura Italiana e per i suoi allievi fu motivo di vanto e di gloria averlo avuto per maestro. Egli divenne per l’Italia di allora ” il Professore ” per antonomasia. Ne sono testimonianza i commossi ricordi di Giovanni Pascoli e di Renato Fucini.
La poesia del Carducci risente moltissimo della sua vastissima cultura classica ed umanistica e spesso ne risulta appesantita, ma sempre è presente una forte emotività non disgiunta da una musicalità e da un ritmo che la rendono incomparabile nei suoi contenuti etici e morali.
I lutti che lo colpirono ( la morte dei genitori, il suicidio dell’amatissimo fratello Dante, la morte del figlioletto Dante di soli tre anni ) segnarono profondamente la sua vita e la sua poesia e spesso se ne trova testimonianza in delicatissime ed accorate liriche dalle quali traspare talora un desiderio di morte. Tuttavia il suo carattere indomito e ribelle gli fece superare ogni momento di crisi e sconforto.