AL PUNTO DI NON RITORNO

Forse ci siamo. La devastante opera di destabilizzazione sognata dal radicalismo comunista sta partorendo il mostro, inseminato a suo tempo nel grembo del piú ottuso clericalismo da quel “ grande statista “ che fu Aldo Moro, propugnatore del compromesso storico nel folle ossimoro delle “ Convergenze parallele “. Di quell’opera disgregatrice ne seguimmo negli anni la crescita, ne subimmo la viscida anabasi attraverso i moti studenteschi del 1968 e le nefandezze delle Brigate Rosse, ne udimmo il servile “ benedicitur” degli intellettuali della carta stampata, ne accettammo la lusinga dei disvalori morali ed etici antitetici alla nostra storia, ne vediamo oggi gli effetti con i governi catto-comunisti che cedono pezzi della sovranità costituzionale dell’Italia ad un’ Europa merciaiola, priva di univoca identità culturale, sociale e politica. Il lassismo delle Istituzioni, la corruzione ed il mercimonio sovente in esse operanti, la benedicente mano della Chiesa che tutti assolve in un’orgia di farisaico buonismo concionando di carità, di solidarietà, di accoglienza, stanno per sancire la rovina del popolo italiano.

La bieca ideologia di sinistra, che ha favorito leggi minimaliste o addirittura salvifiche nei confronti di Rom, immigrati clandestini e microcriminalità, nel contempo severamente ostacolando il giá difficile lavoro delle forze dell’ordine con l’impedimento all’uso discrezionale delle armi in situazioni di emergenza, insoddisfatta di aver posto l’Italia alla mercé di orde di criminali mediante la sottoscrizione degli accordi di Schengen nella deviante e deviata ottica di un’Europa comunitaria, da tempo profonde energie e denaro a favore di un’immigrazione clandestina nella quale si celano criminali e terroristi islamici. L’equivoca opera della Chiesa tendente la mano all’Islam non giá per l’ostentata comunanza con altre religioni ma solo e semplicemente per la corsa alla spartizione dei poteri e degli averi, ha colpevolmente implementato la presenza di jihadisti che non è difficile prevedere porteranno terrore e morte nella imbelle societá italiana. Costoro si attiveranno non appena le minacce dell’Isis si faranno concrete con atti di guerra a noi rivolti dalla vicina Libia.

L’attendismo del nostro governo, il possibilismo del Presidente Matteo Renzi che paventa azioni preventive di difesa se non condivise con l’ONU, sono atteggiamenti che rischiano di farci trovare in guerra su due fronti: il primo, esterno con le armate dell’Isis, il secondo, assai peggiore perché interno , subdolo e imprevedibile, con i terroristi islamici. L’aver accondisceso alla proliferazione dei centri islamici e delle moschee, l’esserci illusi dell’esistenza di un Islam moderato e della possibile convivenza con esso, sono convincimenti destinati a soccombere davanti alla realtà dei tagliagole del nero vessillo dell’Isis. Lo stesso nero vessillo che, si badi bene, sventolava sulle navi dei feroci predatori islamici del primo millenio: “ …lo nero periglio che vien dal mare…” come storia e letteratura ci tramandano. Matteo Renzi e tutta la sinistra con lui concorde nell’ osservanza della Costituzione che all’articolo 11 testualmente recita: “ L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertá degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…” rimettendosi alle decisioni dell’ONU, si dimostra persino incapace di interpretare l’articolo che, verosimilmente, implica una sostanziale diversitá tra una guerra di aggressione e d’invasione, unilateralmente indetta, e una guerra di difesa. Costoro potrebbero venir additati alla storia come i probabili responsabili delle sofferenze e dei lutti che un fosco futuro ci prospetta. Ció non toglie che per ora qualsiasi intervento diretto, con o senza ONU è fuor di luogo: lasciamo che se la vedano tra loro le varie fazioni musulmane, salafiti, sunniti, sciiti e quant’altro e non immischiamoci in una guerra la cui ipotesi giá adombra l’accusa di guerra crociata.

In perfetta sintonia ed osservanza dell’art. 11 della Costituzione sono totalmente concorde con chi si oppone oggi ad un intervento armato in Libia perché il farlo significherebbe portare una guerra d’aggressione, in aperto contrasto con il dettame costituzionale e ci esporrebbe a controversie internazionali dagli esiti incerti. Tuttavia ci sono cose che l’Italia deve fare in attesa degli evolversi degli eventi e, tra quelle di primaria importanza, deve essere immediato il respingimento dell’immigrazione clandestina. L’unico modo per contrastarla è il pattugliamento delle coste al limite dei acque territoriali dei paesi del del nord Africa da parte delle navi della Marina Italiana che, dotate di droni, con essi possano distruggere tutte le imbarcazioni sospette pronte a salpare con il loro carico umano e di morte. Eventuali migranti che riescano a superare lo sbarramento e a raggiungere le coste italiane devono essere arrestati e, senza indugiare in inutili identificazioni e incatenati per evitare rivolte, riportati in prossimità delle coste Africane utilizzando le imbarcazioni sequestrate nel tempo. L’altra cosa di primaria importanza è la difesa dagli eventuali attentati terroristici attuati da jihadisti islamici. Un’ apposita legge preveda la confisca di tutti i beni mobili ed immobili dei parenti del terrorista fino al terzo grado di parentela, e la loro espulsione coatta, anche se naturalizzati italiani, deportandoli nell’identico modo dei migranti clandestini. Dal provvedimento potrebbe venir escluso chi per tempo, quindi prima dell’attuazione dell’atto terroristico, avesse denunciato l’attentatore, incoraggiando cosí la delazione. Il terrorista se arrestato dopo l’atto criminoso, abbia il carcere duro, tipo Guantanamo, ed i lavori forzati a vita.

Solo quando la minaccia dell’Isis si concretizzasse in un atto di guerra verso l’Italia, la risposta deve essere immediata, spietata e feroce quanto e piú degli stessi tagliagola, senza attendere il “ placet “ dell’ONU.. Sará un guerra di estrema difesa, guerra non voluta ed a lungo osteggiata, ma resasi indispensabile per salvaguardare il nostro diritto a vivere. Si adotti la tecnica di guerra sperimentata con successo dalle truppe austro-tedesche nella prima guerra mondiale. Sfondarono a Caporetto solo dopo aver neutralizzato le trincee italiane mediante fitti bombardamenti con il micidiale gas fosgene ( acido cianidrico ) che non lasciava scampo a chi lo inalava con un solo unico respiro. Oggi, oltre al fosgene possiamo usare l’altrettanto micidiale gas nervino copiosamente irrorando l’intero territorio del califfato. Subito dopo, per eliminare possibili anche se improbabili superstiti si proceda ad ultimare la derattizzazione con fitti bombardamenti al fosforo ed al napalm che, oltre tutto, bonificheranno l’aria dai residui gassosi. È fuor di dubbio che questi mezzi provocherebbero migliaia di vittime tra la popolazione civile: purtroppo sono gli effetti collaterali di una eventuale guerra odiata e non voluta dagli italiani ma, come giá detto, costretti a farla dal credo islamico oscurantista e genocida. Nessun soldato italiano posi mai il piede sul territorio soggetto al califfato o, comunque, in Libia. Nessun soldato italiano venga mai posto in pericolo di vita. Nessun soldato italiano venga mai piú visto come espressione di un passato colonialista per il quale abbiamo sofferto e abbondantemente pagato.

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