Fusinato: “ABBASSO IL BLOOMERISMO”

In prosecuzione ed in contrapposizione ( ma è poi reale opposizione ? ) alla precedente poesia titolata: “ Viva i bloomerismo “ il Fusinato ci propone questa, sempre garbatamente ironica, che riassume le obiezioni di un popolo maschile che nella concretezza delle critiche alla nuova moda rivela tuttavia propensione al paternalismo maschilista, evidente all’ultimo verso della terza strofa. Non c’è dubbio che la grazia femminile venga esaltata, allora come oggi, da eleganti gonne lunghe alle caviglie, e non giá da prosaici calzoni, come pure è fuor di dubbio che cappello e veletta donino quel tocco di raffinata eleganza e di mistero che un cappello maschile, il citato cilindro, non potrá mai dare. Un meeting di Bloomeriste indetto a Londra e presieduto da certa mistress Dexter sfoggiante una facondia femminina e femminista, fu largamente fischiato e le di lei argomentazioni impietosamente ironizzate sui giornali dell’epoca : taluno lo definì un “ meeting di ermafroditi “. La volubilità della moda, dice il Poeta, condanna oggi quel che domani consacra ma l’adozione dei calzoni e quel fumare il sigaro che imprimono alla donna un aspetto mascolino, allontana da loro attenzioni ed amore. La poesia riprende ora forza nelle pionieristiche esternazioni di qualche dama che, dileggiando l’amore, rivendica a se le competizioni sportive maschili come la caccia a cavallo, la scherma e l’uso di armi da fuoco e, con ardito volo di fantasia per quei tempi, sposando le teorie del socialista francese Pietro Leroux che vaticinava il voto alle donne, l’entrata in politica attiva e nei Consigli di Stato, concedendo agli uomini, previa gentile concessione il solo e libero accesso alle “ Camere “ ( dei deputati ? ). La critica e la condanna ai larghi e flosci calzoni alla turca s’infervora nella previsione di un prossimo avvento di attillati calzoni di maglia che riveleranno un corpo adiposo e gambe tutt’altro che snelle e diritte, se non financo sghembe. Infine risuona l’incitamento a ritornare alle tradizionali occupazioni femminili che, se provenienti dal altri che non sia il Fusinato, parrebbero espressione di ostentato maschilismo.

ABBASSO IL BLOOMERISMO

Popol maschile, dal sonno ti desta;
Orribil tempesta – s’addensa su te !
La donna con empia sacrilega mano
C’invola il pastrano – ci ruba il gilet;
Ed una ribelle di brache coorte
Minaccia i diritti del sesso più forte.

Su dunque, fratelli, leviamoci in massa,
E il lembo che passa – vedremo svanir.
La sfera giuridica del sesso maschile
Se il sesso gentile – s’attenta assalir,
Con tutta la forza dei nostri polmoni .
La guerra formale s’intimi ai calzoni.

Ma prima, o mie donne, che il guanto di sfida
Sul campo omicida – vi scenda a gittar,
L’abisso che ai piedi la Blomer vi schiuse,
Mie povere illuse, – vi voglio additar;
E spero ridurvi con sode ragioni
Al giogo legale dei vostri padroni.

Oh folle chi prima nel mondo ha bandito
Del nuovo vestito – lo strano vangel !
Oh folle chi in luogo dei molli velluti
Dei nostri tessuti – v’impone il fardel,
E invece dell’ampie gonnelle cadenti
Vi stringe alle gambe due tubi indecenti !

L’aereo cappello, cui l’ala rotonda
Il lembo circonda – d’un velo sottil,
Il volto leggiadro vi chiude d’intorno
Siccome il contorno – d’un quadro gentil;
Quel lieve tessuto di nastri e di trine
Siccome un’aureola vi sfuma sul crine.

Il nostro cilindro ponetevi in testa,
Vedrete che festa – che charivari !
Ai meetings facondi degli ermafroditi
I fischi e i grugniti – risposer così
Che chiaro si vede, mie povere donne
Che il ciel v’ha creato per mettervi in gonne.

Ma voi mi direte che in tempi lontani
Tra i Greci e i Romani – non era così;
Ma voi mi direte ch’entrambi i due sessi
Degli abiti stessi – coprivansi un dì;
Ed io vi rispondo: quel vecchio diritto
In sedici secoli è più che prescritto.

È ver che la Moda, volubil tiranna,
Quel ch’oggi condanna -.decreta doman;
Ma quando di ceppi le gambe v’annoda,
Lo scettro alla Moda – si strappa di man,
E i nostri calzoni, pensateci bene,•
Per voi son peggiori di cento catene.

Illuso dal vostro maschile sembiante,
Il giovin galante – per via passerà,
Né più al vostro orecchio con dolce favella:
– Oh quanto sei bella! – passando dirà;
E prima che un uomo s’attenti d’amarvi,
La fede di nascita vorrà domandarvi.

E qui, lo vedete, vi tocco una chiave
Che un suono soave – vi manda nel cor:
Dal codice informe del nuovo vestito
Confuso, •atterrito – rifugge l’amor;
E senza l’amore, la vita, o mie belle,
È come la notte d’un ciel senza stelle.

Quel fumo di sigaro, quell’aria maschile,
Affetto gentile, – disdegna l’amor;
Etereo fanciullo tra i veli s’asconde,
Si cinge di blonde, – si copre di fior;
E in mezzo agli effluvi di stanza odorosa
Sui molli guanciali la fronte riposa.

– «Che importa l’amore? qualcuna riprende –
Ben altro ci attende – ridente avvenir !
Nel fianco al destriero configger gli sproni,
Per gl’irti burroni – le volpi inseguir.
Del salto, del nuoto temprarsi alla scuola,
Giocar di fioretto, tirar di pistola !

– « Ed or che si schiude sì nobile agone
La santa mozione – di Pietro Leroux,
Andremo ministri, se il cielo ne ascolta, .
E un passo alla volta, – fors’anca più in su;
E allor se il buon ordine sarà minacciato
Faremo noi pure dei colpi di Stato.

– «Al mondo redento novello Statuto,
Da noi riveduto, – largito sarà;
Avremo un famoso – Consiglio di Stato
Di donne formato – di tutte l’età;
E gli uomini avranno, col nostro permesso,
Soltanto alle Camere il libero ingresso. »

Che voli pindarici, che gite a vapore
Sul locomotore – del vostro pensier !
Lasciate le nuvole, mozzatevi l’ali;
Fra i bassi mortali – tornate a seder:
Pei colpi di Stato di questa portata,
Figliuole mie care, non basta un’armata.

Via dunque, da brave, mie belle scapate,
Agli usi tornate – del sesso gentil.
La voce del vostro pastor non udite?
Agnelle smarrite, – tornate all’ovil;
O i nostri calzoni, per dirvela schietta,
Faranno senz’ altro la nostra vendetta.

Adesso la• Moda, mie belle galanti,
Sì larghe e ondeggianti – le brache vi dà;
Ma state pur certe che in poche stagioni
Di maglia i calzoni – vestir vi farà:
E allora, se a caso s’ingrossi la vita,
Bellina la donna di maglia vestita !

E qui taglio corto la grande questione
Col Napoleone – di tutti i perché.
Se è ver che in isghembo la madre Natura
Con provvida cura – le gambe vi fé,
Se mai sulle gonne si fulmini il veto,
Vedremo illustrato l’intero alfabeto.

– La gonna un insigne stromento ortopedico
Un celebre medico – dicevami un dì.
Men brutte le brutte, più belle le belle
Nell’ampie gonnelle – ci sembran così;
E un angiolo in brache, credetelo, o donne,
È assai più ridicolo d’un diavolo in gonne.

Il grido di morte su dunque risuoni
Su tutti i calzoni – su tutti i gilets,
Gittate il frustino, gli sproni spezzate,
All’ago tornate, – tornate al crochét;
E all’Indice poste sien tutte le donne
Che avranno il coraggio di smetter le gonne

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Dicembre 1854
da Poesie gioiose

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